I narcisi delle chat impazzano, servono lezioni di grammatica – Il commento
Uno spirito maligno si aggira negli smartphone degli adulti di ogni latitudine, professione ed età: il narciso da chat, un personaggio (di sesso maschile o femminile) che crea una chat di Whatsapp per motivi apparentemente nobili ma, in poco tempo, la trasforma nel suo personale palcoscenico, utilizzato per bombardare di messaggi i malcapitati partecipanti e dare sfogo al proprio irrefrenabile egocentrismo. È difficile riconoscere in anticipo un personaggio del genere, perché le chat che lui organizza con lo scopo segreto di stalkerizzare le vite altrui nascono sempre per motivi in apparenza validi e condivisibili.
La chat dei genitori della scuola, quella di condominio, il gruppo del calcetto, i colleghi di lavoro, il fantacalcio – citiamo solo le più diffuse, l’elenco potrebbe durare all’infinito – nascono con le migliori intenzioni, ma ben presto diventano terreno di conquista del narciso da chat. Inizia a scrivere dalle prime ore del mattino e finisce la sera tardi con un solo filo conduttore: riempire i telefoni altrui di messaggi che lo glorificano, lo mettono in luce e tentano di generare consenso verso la sua persona. Questo soggetto si manifesta sotto forme diverse: proviamo a ricostruire i profili più ricorrenti.
Lo sceriffo
Questo soggetto si manifesta spesso nella chat di condominio, dove basta poco per far partire una caccia all’untore: una porta mal chiusa, una macchina parcheggiata frettolosamente o una fioriera fuori posto possono scatenare il narciso da chat, che lancia strali, allarmi e anatemi contro il malcapitato di turno, cercando l’applauso a scena aperta degli altri condomini (che nel frattempo creano una chat alternativa per dire quanto non lo sopportano).
Il tribuno
Altrettanto tempestosa è la chat della scuola, in cui si presenta una variante interessante: il narciso si trasforma in una brutta copia di un attivista, e invade i telefoni altrui con messaggi che tentano di scimmiottare – in modo vago, impreciso e un po’ grossolano – i personaggi politici più in voga. C’è il narciso vetero-rivoluzionario che invoca le occupazioni, le rivolte contro i professori e ogni altro tipo di manifestazione, dimenticando che a scuola ci vanno i figli e non lui.
C’è il suo omologo uguale e contrario, il narciso reazionario che non perde occasione per invocare maggiore rispetto delle regole da parte di tutti, dai compagni ai bidelli, auspicando sanzioni draconiane per chiunque va fuori dai binari. E poi c’è il narciso qualunquista (diffuso in tutte le chat, non solo quelle scolastiche), che pesca a mani basse fake news di ogni tipo per denunciare complotti di ogni tipo.
Le varianti aziendali
Anche in ufficio non manca di manifestarsi il narciso da chat, con forme variabili. C’è il narciso-sgomitante, che compulsa la chat di messaggi con l’obiettivo di brillare agli occhi dei capi o dei colleghi più influenti. Questo soggetto va incontro a scivoloni pericolosi, perché la sua incessante “produzione” lo fa scivolare verso discorsi inopportuni – commenta tutto, dalla politica alla cronaca, usando sempre i toni sbagliati – o facendo battute fuoriluogo (sopratutto quando si appoggia a meme e altri prodotti pescati sul web).
E c’è il narciso-soldatino, che cerca continuamente di mettere in evidenza la sua totale e incondizionata adesione a qualsiasi iniziativa dell’azienda, che sia la raccolta differenziata delle tazzine di carta oppure un nuovo investimento in Alaska.
Furio
Un personaggio trasversale a molte chat si ispira a Furio, il mitico personaggio creato da Carlo Verdone, una sommatoria di tic e manie che sommergevano la povera e incolpevole Magda. Il Furio digitale precisa, rintuzza, spiega, chiarisce, soffoca tutti gli altri membri della chat con la sua precisione ossessiva. Ma alla fine è tollerato perché c’è un po’ di Furio dentro ciascuno di noi.
Manca una “grammatica” condivisa
La diffusione incontrollata del narciso digitale non è causale ma deriva dalla mancanza di una “grammatica” condivisa che governi l’utilizzo di whatsapp. Abbiamo strumenti digitali molto avanzati ma non esistono ancora regole, procedure, prassi e canoni comuni che ci aiutino a usarli bene: i messaggi sono gratuiti, nessuno può impedire di mandarli, e in mancanza di freni e filtri concreti qualcuno si sente libero di inondare i colleghi, i condomini, o dei perfetti sconosciuti con messaggi di ogni genere, senza porsi il problema della quantità e qualità di quello che scrive.
Per costruire una grammatica che aiuti a governare i comportamenti digitali, bisognerebbe partire dalla celebre affermazione dall’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, il quale per invitare all’essenzialità nella costruzione di un’edificio utilizzava il principio less is more. Ne guadagnerebbe la salute di tutti (a parte quella dei narcisi….) perché le chat di whatsapp accompagnano le nostre vite dal risveglio alla sera tardi.
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