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In Catalogna vincono ancora gli indipendentisti, ai socialisti non basta il ministro simbolo della lotta al Covid

15 Febbraio 2021 - 09:49 Cristin Cappelletti
Con una alleanza post voto, le forze politiche che chiedono l'indipendenza da Madrid possono garantirsi il controllo del Parlamento. Mentre tra i singoli candidati è Salvador Illa, il ministro della Salute del governo spagnolo, ad aver ricevuto più preferenze

A tre anni dal referendum del 2017, il voto di ieri, 14 febbraio, in Catalogna per il rinnovo del parlamento regionale ha visto la riconferma delle correnti indipendentiste. Nonostante abbiano corso separatamente, l’ipotesi di un’alleanza post voto può consegnare ai tre partiti indipendentisti, Erc, Junts per Catalunya – il cui leader, Carles Puigdemont, si trova in esilio in Belgio – e Cup, tra i 73 e i 78 seggi che gli consentirebbero di amministrare con una maggioranza assoluta. Tutti gli altri partiti che hanno partecipato all’elezione comprendono forze molto lontane politicamente tra loro (socialisti, Ciudadanos, Ecp, Vox e Partito popolare), e anche nel caso di una alleanza si fermerebbero a 56-62 seggi. Le elezioni catalane – segnate da un crollo dell’affluenza rispetto al 2017 per il coronavirus che in Catalogna ha finora fatto registrare oltre 540 mila contagi e quasi 9.900 morti – portano un altro duro a colpo a Madrid e ai suoi rapporti con Barcellona.

La crescita del partito Socialista

Il premier spagnolo Pedro Sánchez aveva puntato su uno degli uomini simboli della lotta al Coronavirus, il ministro della Sanità Salvador Illa, catalano doc e membro del partito socialista catalano (Psc), affiliato al Psoe di Sanchez. I risultati hanno comunque fatto registrate un balzo in avanti rispetto a quattro anni fa, raddoppiando i seggi (tra i 34 e i 36 rispetto ai 17 che aveva).

Vince ERC

In termini di partiti, la vittoria dovrebbe andare con 36-38 seggi al partito degli indipendentisti di ERC (Esquerra Republicana de Catalunya, sinistra repubblicana catalana), ancora presieduta da Oriol Junqueras, in carcere per il referendum e la dichiarazione d’indipendenza del 2017, a cui è stato però permesso di partecipare ad alcuni momenti della campagna elettorale. Gli altri separatisti di Junts dell’esule in Belgio Carles Puigdemont sarebbero la terza formazione più votata, ottenendo tra i 30 e i 33 seggi. E ancora, gli indipendentisti minoritari di Cup otterrebbero 7 seggi.

Le coalizioni

Anche l’estrema destra di Vox potrebbe a sua volta entrare nel Parlamento catalano con 6 o 7 seggi. Il Partito socialista potrebbe tentare una coalizione tutta di sinistra con Catalunya en Comú e Erc, ma quest’ultima ha preso chiaramente le distanze da un’ipotesi del genere già in campagna elettorale. Per Erc la strada più probabile è che decida di guidare il blocco indipendentista. Questo le consentirebbe di provare a imporre la sua agenda più moderata, lontana dalla via unilaterale all’indipendenza (perseguita dai secessionisti duri e puri di Junts) e favorevole invece ad un pressing su Sanchez per un referendum concordato con il governo centrale di Madrid.

Foto copertina: EPA/Alberto Estévez | Il candidato di ERC Pere Aragones e il presidente del partito, Oriol Junqueras. 14 febbraio 2021

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