Caos M5s a 24 ore dalla fiducia al governo, petizione di attivisti e parlamentari: «Rivotiamo su Rousseau per Draghi e sospensione di Crimi»
Alcuni parlamentari ed esponenti locali del M5s, tra i quali spiccano i nomi delle senatrici Barbara Lezzi, Luisa Angrisani, Bianca Laura Granato e delle consigliere regionali Francesca De Vito (Lazio) e Marì Muscarà (Campania), chiedono di rivotare sulla piattaforma Rousseau il sostegno al governo guidato da Mario Draghi, dopo il sì arrivato l’11 febbraio dal 59% degli aventi diritto e il conseguente addio di Alessandro Di Battista.
La petizione porta la firma di circa 70 iscritti al M5s e contiene un appello «al capo politico pro tempore o in sua vece al garante», dunque a Vito Crimi oppure a Beppe Grillo, affinché la base possa esprimersi «sulla base di un quesito onesto, sincero, veritiero e reale sul ruolo del M5s nel governo Draghi». La richiesta è di arrivare a un nuovo voto che consenta agli eletti di «non avere dubbi sull’indirizzo politico dell’assemblea al quale uniformarsi».
Nel mirino Crimi, Lombardi e Cancelleri
Ma nella petizione c’è di più. Si chiede infatti di votare anche sulle «responsabilità personali dell’attuale capo politico pro tempore e del comitato di garanzia (formato oltre che da Crimi, da Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, ndr) per l’avallo di una consultazione ingannevole, che rischia di incidere in modo importante sulla nostra azione politica e sulla nostra compattezza». Insomma, i promotori del testo vogliono la testa di Vito Crimi e dei membri del comitato, e ne chiedono l’immediata sospensione «in attesa degli esiti delle procedure disciplinari a loro carico, per tutte le gravi conseguenze causate dal loro comportamento e contrarie allo Statuto» del M5s.
I sottoscrittori della petizione ritengono inoltre «profondamente illegittimo e ingiustificato» pretendere dagli eletti il voto di fiducia al governo Draghi e punirli con l’espulsione in caso di dissenso, vista la confusione creata dalla «totale incoerenza e tendenziosità del quesito sottoposto» rispetto a ciò che dovrà essere votato in parlamento. E non escludono di fare ricorso in Tribunale qualora non vengano adottati i provvedimenti richiesti, nuova consultazione su Rousseau compresa.
Draghi? «In lui non abbiamo mai riposto grande considerazione»
Quanto alla possibilità di espellere i dissidenti, i firmatari sostengono che nessun obbligo può essere imposto agli eletti sulla base del codice etico, poiché il premier Draghi «non è espressione del M5s». Stando così le cose, per deputati e senatori si rivendica il diritto a votare secondo coscienza la fiducia a un governo «presieduto da colui nel quale non abbiamo mai riposto grande considerazione per le sue pregresse scelte e azioni politiche».
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