Governo Draghi, niente linea dura contro i ribelli M5s. Crimi non minaccia l’espulsione: «Chi non vota la fiducia sarà considerato in dissenso»
«Chi non voterà sì alla fiducia, verrà considerato in dissenso dal gruppo». Così Vito Crimi, capo politico reggente del Movimento 5 Stelle ha aperto l’assemblea dei deputati grillini. Crimi avrebbe proseguito il discorso ponendo l‘accento sull’eccezionalità della situazione: «Abbiamo risposto all’appello di unità del presidente Mattarella ma ponendo condizioni». Crimi poi ha sottolineato che «il Movimento non è stato e non verrà schiacciato» dal nuovo governo e che «il decreto per creare il ministero della Transizione ecologica» sarebbe quasi pronto con la possibilità di essere varato al prossimo consiglio dei ministri.
Dopo il discorso di apertura Crimi si sarebbe “dileguato” per entrare (virtualmente) alla riunione del gruppo M5s Senato, senza sciogliere, però, i dubbi dei molti che avevano chiesto l’assemblea per capire cosa potrebbe accadere a chi votasse contro il governo o a chi scegliesse l’astensione. Crimi avrebbe quindi lasciato la riunione, in preda alla confusione, nelle mani del capogruppo pentastellato alla Camera, Davide Crippa, che ha tentato di prenderne le difese sottolineando che «lo statuto M5s è chiaro e che bisogna attenersi quindi al voto degli iscritti» che si sono espressi la scorsa settimana su Rousseau dando il voto favorevole alla nascita del governo Draghi.
Molti deputati tremano ora all’idea dell’espulsione dal Movimento, altri invece si dicono tranquilli pensando che, al massimo, potrebbe arrivare una sospensione. I favorevoli al governo Draghi o comunque quelli che si dicono «coerenti con le scelte prese e rispettosi verso la votazione degli attivisti» si aspettano che, a breve, usciranno i veri traditori: «Quelli che sono già al secondo mandato – sottolineano alcuni deputati ad Open – quelli che non aspettano altro che farsi buttare fuori per non restituire i soldi dovuti».
Sull’ambiguità della formula usata da Crimi i grillini dicono che sarebbe legata al numero dei ribelli poiché i vertici M5S, non vogliono, al momento, “legarsi le mani”. Infatti, se i votanti “in dissenso” diventassero molti il Movimento non potrebbe permettersi di espellerli tutti. Caso contrario, se il fronte del No fosse composto da una parte esigua si opterebbe per l’espulsione.
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