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Dalla sanità alla riforma del fisco: i dieci punti del programma Draghi emersi dal discorso al Senato

17 Febbraio 2021 - 13:33 Felice Florio
Superamento delle quote rosa, investimenti pubblici, cambio di metodo sul Recovery: ecco le sfide enunciate dal neo presidente del Consiglio

Sono tanti gli spunti disseminati dal presidente del Consiglio Mario Draghi nella presentazione del suo programma di governo al Senato. In primo luogo, l’ex presidente della Bce snocciola, attraverso dati ed evidenze empiriche, gli effetti della pandemia. Ed è dalla risoluzione delle faglie aperte dal Coronavirus nella società che parte la dichiarazione di intenti del 30esimo presidente del Consiglio della storia repubblicana.

1. La sanità territoriale

Nell’elenco delle «priorità per ripartire», Draghi dedica ampio spazio agli aspetti sanitari. Facendo riferimento all’esperienza dell’ultimo anno, il presidente del Consiglio individua come «punto centrale il rafforzamento della sanità territoriale da raggiungere, realizzando una forte rete di servizi di base». A mo’ di esempio, Draghi indica l’importanza che dovranno rivestire «case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria». Attenzionato dal presidente anche il tema della telemedicina.

2. Addio alle primule?

Sottolineato il «miracolo» degli scienziati, che in 12 mesi hanno prodotto un nuovo vaccino, Draghi invita alla «mobilitazione di tutte le energie – ricorrendo – alla protezione civile, alle forze armate, ai volontari». Appare evidente, poi, che al nuovo presidente del Consiglio non interessa concentrarsi sui luoghi dove le dosi saranno inoculate: «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti». L’attenzione sulle primule di Boeri, lanciate in pompa magna da politica e stampa, si è esaurita. Adesso è «la velocità a essere essenziale».

3. Il mondo della scuola

«Non dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su fasce orare diverse, ma dobbiamo fare il possibile con le modalità più adatte per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno». Draghi, nel punto sulla scuola, evidenzia come le regioni del Mezzogiorno abbiano riscontrato le maggiori difficoltà nella Dad e, per questo, si rendono necessari interventi strutturali sull’istruzione. «Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dalla pandemia». E, in merito all’1,5 miliardi di euro previsti dal Pnrr per gli Itis, gli istituti tecnici, urge «innovare l’organizzazione di queste scuole – per non rischiare – che quelle risorse vengano sprecate».

4. La difesa dell’ambiente

«Prima o poi la luce ritorna e tutto ricomincia come prima – dice, guardando alla fine della pandemia -. Ma la scienza suggerisce che non potrebbe essere esattamente così». Il riferimento è all’importanza di cambiare rotta in materia di salvaguardia dell’ambiente. Draghi parla di «riscaldamento del pianeta, inquinamento, fragilità idrogeologica, innalzamento dei livelli del mare». Il presidente del Consiglio non esclude che «lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo».

5. Meno turismo di assalto

Dopo la disamina sulle questioni green, Draghi si ricollega alla metafora della luce: «Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce». Porta ad esempio il modello del turismo, «settore che prima della pandemia rappresentava il 14% delle attività economiche» italiane. Invita a non lasciare soli imprese e lavoratori dell’asset del turismo, ma «senza scordare che il settore avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli ci hanno tramandato».

6. Il superamento delle quote rosa

Subito dopo il capitolo dedicato al post pandemia, Draghi si sofferma sulla parità di genere. «Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo miglioramento non è andato di pari passo con un miglioramento delle condizioni di carriera delle donne». Facendo emergere il tema del gap salariale tra generi in Italia, «uno dei peggiori in Europa», il presidente del Consiglio punta a superare un concetto in voga negli ultimi anni.

«Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro».

7. Il Mezzogiorno

Strettamente collegato alle questioni di genere, Draghi solleva l’annosa questione meridionale. «Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite» sono le direttrici del governo Draghi. Oltre all’aumento dell’occupazione femminile al Sud, il presidente del Consiglio sottolinea che «per riuscire a spendere e spendere bene gli investimenti dedicati dal Next Generation Eu, occorre irrobustire le amministrazioni meridionali».

8. Gli investimenti pubblici

Gli strumenti necessari per permettere alle amministrazioni di utilizzare al meglio i fondi del Recovery Plan e sviluppare la rete infrastrutturale del Paese, non possono prescindere dagli investimenti «sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici». Draghi fa un appello alla preparazione dei dipendenti della Pa, aggiungendo che «particolare attenzione va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l’utilizzo di tecniche predittive basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali».

9. La riforma del fisco

Sull’ampio tema delle riforme, Draghi individua nel fisco uno degli ambiti più complicati sul quale intervenire. «Non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli».

Insomma, la premessa di Draghi e quella di cercare un punto di equilibrio tra interessi pubblici e privati. Per far ciò, solleva la classe politica dalla competenza sul tema, sottolineando che «le esperienze di altri Paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta».

Draghi porta ad esempio l’esperienza governativa di inizio anni ’70, quando l’esecutivo affidò a una commissione di esperti, tra cui Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il sistema tributario. Oggi, la priorità segnalata dal presidente del Consiglio è una revisione profonda dell’Irpef, «preservando la progressività e riducendo il carico fiscale», insieme a un «rinnovato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale».

10. Il cambiamento di metodo sul Recovery

«Gli orientamenti che il parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza del Pnrr presentata dal governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale», afferma Draghi circa il Next Generation Eu. Tuttavia, mette in chiaro che «le missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate – restando però le stesse -. Innovazione, Digitalizzazione, Competitività Cultura, Transizione ecologica, Infrastrutture per la mobilità sostenibile, Formazione e Ricerca, Equità sociale, di genere, generazionale e territoriale, Salute e la relativa filiera produttiva».

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