Il Movimento 5 stelle dice addio al capo politico: arriva il Comitato direttivo con cinque membri
Un altro passo verso l’addio di Vito Crimi al ruolo di reggente del Movimento 5 stelle. La sua posizione traballava già da settimane, per le critiche arrivategli tanto per la gestione della crisi di governo quanto per non aver velocizzato, da un anno a questa parte, il cambio di leadership nella compagine grillina. Adesso, però, è arrivata la pietra miliare della votazione su Rousseau a sancire la fine della guida unica e l’inizio di una governance collegiale. Dallo statuto del Movimento, in seguito al voto di 9.499 iscritti alla piattaforma digitale, è stata stralciata la locuzione “Capo politico” e sostituita con “Comitato direttivo”. Sono 2.079, invece, gli aventi diritto di voto su Rousseau (il 18,3% del totale) che si sono schierati contro questa trasformazione dell’organizzazione politica. Il nuovo Comitato direttivo dovrà essere composto da cinque personalità scelte dall’Assemblea degli iscritti al Movimento e resterà in carica per tre anni.
La composizione del Comitato
Le regole di candidatura allegate allo statuto delineano come sarà composto l’organo di leadership dei 5 stelle. C’è attenzione al bilanciamento tra uomini e donne: «Ciascun genere sarà rappresentato per almeno i due quinti». I requisiti prevedono, inoltre, che il Comitato non diventi prerogativa delle figure di spicco del Movimento – vedasi i parlamentari -, piuttosto si punta a una varietà dei rappresentanti istituzionali che ne entreranno a far parte: «Un massimo di due componenti per i parlamentari nazionali, un massimo di due membri di governo tra esponenti parlamentari ed extra parlamentari ed anche due parlamentari europei e/o due consiglieri regionali e/o due consiglieri comunali sui cinque membri». Per candidarsi, bisognerà essere iscritti al Movimento almeno dal 30 giugno 2020.
La partita di Giuseppe Conte
Sono in molti, all’interno del Movimento, a reclamare l’ingresso formale e un ruolo di leadership per Giuseppe Conte. Il senatore Gianluca Ferrara ha dichiarato a Open che «la pacatezza, l’intelligenza e la capacità di mediazione – dell’ex presidente del Consiglio – possono essere un collante importante per noi. Auspico che questo possa accadere il prima possibile, con Giuseppe, il M5s ritroverebbe una nuova compattezza». La direzione collegiale che sta assumendo il Movimento, però, rende meno probabile la discesa nel campo grillino dell’avvocato: è difficile che l’ex inquilino di Palazzo Chigi, dopo aver ricoperto un ruolo di primo piano ed essere stato elevato a «punto di equilibrio» della grande alleanza Leu-M5s-Pd possa condividere la guida di un partito con altri quattro componenti.
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