Coronavirus, la curva non scende, Gimbe: «È il momento di abbatterla con un lockdown rigoroso di 2-3 settimane» – Il monitoraggio
«Anche questa settimana nonostante i dati riflettano i contagi avvenuti in un’Italia tinta di rosso e arancione, i nuovi casi non accennano a diminuire. E guardando ai dati regionali si rilevano segnali di incremento, favoriti dalla circolazione delle nuove varianti». Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, illustra così i dati del monitoraggio settimanale della fondazione. Nella settimana dal 10 al 16 febbraio, rispetto a quella precedente, il numero di nuovi casi è rimasto pressoché stabile: 84.272 vs 84.711. Calano, invece, i ricoveri con sintomi (18.463 vs 19.512), le terapie intensive (2.074 vs 2.143) e i decessi (2.169 vs 2.658).
Tuttavia, in 12 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti rispetto alla settimana precedente. E alla luce della diffusione capillare della variante inglese, presente in almeno 14 regioni su 16 secondo l’analisi dell’Iss, Cartabellotta chiede al governo Draghi una gestione diversa della pandemia. «Se il nuovo Esecutivo manterrà la strategia di mitigazione con il solo obiettivo di contenere il sovraccarico degli ospedali, bisogna accettare lo sfiancante stop&go degli ultimi mesi almeno per tutto il 2021», osserva Cartabellotta.
«Se invece – aggiunge – intende perseguire l’obiettivo europeo zero-Covid, sulla scia della strategia tedesca no-Covid, questo è il momento per abbattere la curva dei contagi con un lockdown rigoroso di 2-3 settimane al fine di riprendere il tracciamento, allentare la pressione sul sistema sanitario, accelerare le vaccinazioni e contenere l’emergenza varianti».
Per quanto riguarda la campagna vaccinale, delle 12,8 milioni di dosi attese entro la fine del primo trimestre, fino ad oggi ne sono state consegnate 4,07 milioni. E per rispettare la tabella di marcia «entro fine marzo dovrebbero essere consegnate in media 1,45 milioni di dosi/settimana, a fronte delle quasi 600 mila attuali», spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari di Gimbe.
Ad oggi, il 66% delle dosi è stato somministrato a operatori sanitari e sociosanitari, il 19% a personale non sanitario, l’11% a personale ed ospiti delle Rsa e il 4% a over 80 anni, con notevoli differenze regionali. «La vera criticità di questa fase uno – precisa Gili – è che solo il 5,9% (ossia 261.008 persone) tra gli ultraottantenni ha ricevuto almeno una dose di vaccino, e solo il 2,7% (ossia 117.537 persone) ha completato il ciclo vaccinale, percentuali molto lontane dal target raccomandato dalla Commissione Europea per questa fascia di età: 80% entro il 31 marzo 2021».
Leggi anche:
- Varianti Covid, molte regioni rischiano di diventare arancioni. Abruzzo verso la zona rossa. Domani il verdetto
- I numeri in chiaro, Laurenti: «Quadro stabile ma prepariamoci. Lockdown? I vaccini la vera risposta alla variante» – Il video
- Bassetti risponde a Galli: «Ha il reparto invaso dalle varianti? Chieda il lockdown, ma per Milano»
- Sei Regioni a rischio zona arancione. E spunta l’ipotesi lockdown nei fine settimana
- Burioni: «Basta terrorizzare sulle varianti: i vaccini funzionano. Piuttosto sbrighiamoci»