Vaccini, il piano di Draghi: caserme, stadi e parcheggi degli ospedali al posto delle Primule di Arcuri
La vaccinazione di massa degli italiani contro il Coronavirus è la sfida numero uno del nuovo governo guidato da Mario Draghi. «Non dobbiamo limitare i vaccini all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti. Abbiamo il dovere di renderli possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private», ha detto l’ex governatore della Bce nel suo discorso programmatico al Senato. Tradotto: addio alle Primule immaginate dal commissario straordinario Domenico Arcuri. Per le somministrazioni verranno impiegati piuttosto le caserme dell’esercito, gli stadi e i parcheggi degli ospedali. L’obiettivo è immunizzare metà degli italiani entro l’estate. E non c’è tempo per attendere la predisposizione delle Primule, che al momento nessuna Regione ha richiesto.
La campagna di vaccinazione di massa dovrà puntare a 500 mila somministrazioni al giorno
Bisognerà ricorrere a tutte le forze disponibili e la Protezione civile è pronta a mettere in campo 300 mila volontari, che potranno essere utilizzati sia per allestire i centri vaccinali e le eventuali tensostrutture, sia per la parte sanitaria con la collaborazione della Croce rossa. Alla struttura commissariale dovrebbe rimanere la gestione degli acquisti delle fiale, non quella della logistica e della distribuzione. La campagna di vaccinazione di massa dovrà puntare a 500 mila somministrazioni al giorno, forniture da parte delle case farmaceutiche permettendo.
Ma bisognerà anche mettersi d’accordo con i medici di famiglia. Secondo il quotidiano la Repubblica, il governo Draghi intende chiedere alla Commissione europea un anticipo di parte dei lotti di vaccino del secondo semestre 2021, concentrandosi in particolare su Moderna e Johnson & Johnson, il cui preparato dovrebbe essere distribuito a partire dal 15 di marzo, ma non è stato ancora autorizzato né dell’Ema, né dall’Aifa. Il vantaggio è che richiede una dose soltanto e può essere conservato in normali frigoriferi.
170 strutture del ministero della Difesa potrebbero essere riconvertite per le vaccinazioni
L’esecutivo starebbe pensando di affidare ai medici di famiglia proprio la somministrazione di questo tipo di vaccino, più facilmente gestibile rispetto a Pfizer, Moderna e AstraZeneca, che necessitano del richiamo. In ogni caso, il contributo delle strutture del ministero della Difesa sarà fondamentale. I 170 centri delle forze armate che oggi vengono usati per i tamponi potrebbero essere riconvertiti per le vaccinazioni in accordo con le Asl, cui invece toccherebbe fornire il personale sanitario.
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