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Libia, l’alleato di Trump nel mirino di un rapporto Onu: «Ha violato l’embargo di armi»

20 Febbraio 2021 - 14:59 Cristin Cappelletti
Erik Prince, a capo di una società di contractor privati, avrebbe inviato milizie a sostegno di Haftar

Un’operazione da 80 milioni di dollari per rintracciare e uccidere comandanti libici nemici di Khalifa Haftar, tra cui anche cittadini dell’Unione europea. Nell’operazione era coinvolto, secondo i risultati di un’inchiesta dell’Onu ottenuti dal New York Times, anche Erik Prince, l’ex responsabile per la sicurezza di Blackwater, società di contractor privati, e alleato di Donald Trump. Prince avrebbe violato l’embargo sulla Libia imposto proprio dalle Nazioni Unite inviando nel Paese armi e milizie a sostegno di Haftar al picco delle tensioni nel 2019. Un anno e mezzo fa, il generale della Cirenaica aveva dato il via a un’operazione militare per far cadere il governo libico presieduto da Fayez al – Sarraj, e sostenuto dalla comunità internazionale.

Prince, ex Navy Seal, le forze speciali della marina statunitense, e fratello di Betsy DeVos, l’ex ministro dell’istruzione, è diventato il simbolo degli eccessi della privatizzazione dell’esercito americano da quando alcuni contractor di Blackwater hanno ucciso 17 civili iracheni nel 2007. Tre contractor erano stati condannati a 30 anni di carcere ciascuno, e uno all’ergastolo, ma alla fine del 2020 erano stati tutti e quattro graziati da Donald Trump.

Prince rischia il congelamento dei conti bancari

Prince si è rifiutato di collaborare con l’inchiesta delle Nazioni Unite, fa sapere il quotidiano americano. E il suo avvocato non ha risposto alle domande sull’inchiesta condotta dall’Onu. L’anno scorso il suo legale, Matthew L. Schwartz, aveva detto al Times che il signor Prince «non aveva assolutamente nulla» a che fare con le operazioni militari in Libia. Tuttavia, l’accusa di aver violato l’embargo Onu lo espone ora a pesanti sanzioni, tra cui, oltre al divieto di viaggiare, il congelamento dei suoi conti bancari e di altri beni.

Intanto, i dettagli sulla missione rivelano come i 20 mercenari, provenienti da Regno Unito, Australia, Sud Africa, e Stati Uniti, non appena arrivati nella città libica di Bengasi, erano stati coinvolti in una disputa con Haftar. Il generale li aveva accusati di non aver consegnato gli elicotteri Cobra di fabbricazione americana, come previsto dall’accordo. Pochi giorni dopo, il 29 giugno, i mercenari erano quindi fuggiti verso Malta. Tuttavia, i documenti chiave della missione sono rimasti in Libia. Documenti che hanno permesso agli investigatori dell’Onu di arrivare a Prince.

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