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Roberto Giachetti (Iv): «Sul sindaco di Roma si gioca l’alleanza Pd-M5S. Raggi teme Gualtieri, per questo chiede aiuto a Rousseau» – L’intervista

20 Febbraio 2021 - 17:01 Giulia Marrazzo
Anche nella Capitale, per l'esponente renziano, i dem cercano l'accordo con grillini ma lui non ci sta: «Se il perimetro dell'alleanza sarà con i pentastellati noi non ci saremo»

«Intergruppo Pd-M5s-Leu? La strada è segnata». Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, ex vicepresidente della Camera, “brinda” alla chiarezza che sta uscendo in queste ore sulla alleanza Pd-M5s. Per Giachetti si apre un fronte importante: «Iniziamo un percorso per una nuova costituente riformista liberal democratica tra chi non si riconosce in questo triciclo» e sulla corsa al Campidoglio si dice certo dello schema portato avanti tra dem e grillini e precisa: «Carlo Calenda rimane il miglior candidato. Primarie? Se il Pd si alleerà con i 5 Stelle, se le faranno tra di loro». 

Giachetti, è nato il nuovo governo Draghi e il suo ex partito accelera su una nuova alleanza. Cosa ne pensa dell’intergruppo costituito al Senato con Pd-M5s-Leu?

«A differenza di molti, penso che sia solo un elemento di chiarezza. Viene esplicitato un progetto che parte da lontano: è da tempo che il Pd di Zingaretti proponeva Conte come leader di un fronte progressista. Ricordiamo anche bene l’hashtag #avanticonConte. Certo, tocca chiedersi se tutte le aree del Pd sono d’accordo con questa linea… Oramai la strada mi sembra segnata ma lo reputo un fatto molto utile».  

Utile? 

«Utile perché ci permette di avere, appunto, chiarezza sulla proposta politica che vogliono mettere in campo Pd, M5s e Leu. Questa alleanza impone a tutti gli altri di estrazione liberal democratica e a quelli che non si riconoscono nei due blocchi politici che hanno davanti – uno populista democratico e l’altro sovranista – di cominciare rapidamente un percorso verso una vera e propria costituente riformista che guarda anche all’Europa». 

Quali sarebbero gli interlocutori di un polo di questo tipo? Sembra che guardiate anche al centro e alla parte moderata del centrodestra, frange di Forza Italia unite a Italia Viva. È così?

«L’avvento di Draghi è stato sicuramente uno scossone che ha colpito quasi tutti i partiti e le coalizioni. Guardi quello che sta accadendo all’interno del Movimento 5 stelle, in Leu e anche nel centrodestra. È chiaro che si apre una strada per un campo riformista che non si potrà mai riconoscere nel triciclo Leu-5Stelle-Pd». 

Un polo composto da chi? 

«Innanzitutto dalla gente. Lo sbaglio principale sarebbe fare un’operazione di palazzo. Poi certo anche in Parlamento potrà esserci un’evoluzione: penso a Italia Viva, Azione, +Europa, i socialisti, Fi, Cambiamo di Toti». 

Anche Goffredo Bettini, esponente Pd, si dice a favore di questo polo riformista. Ha sostenuto che Renzi abbia accolto quel che lui dice da tempo. Ha ragione? 

«Bettini dice una cosa diversa. Lui pensa che un’area riformista sarà minoritaria e si alleerà con il Pd. Io la vedo in modo differente: se questo fronte verrà costruito bene, sulla base di programmi seri, sarà un’area maggioritaria nel Paese e avrà la possibilità di recuperare le ragioni profonde di quello che era il Pd, un partito che ha evidentemente tradito le sue origini. Un’ area che dunque non si alleerà mai con il Movimento 5 Stelle».

Parlando di alleanze, in questi giorni torna il nome di Gualtieri come candidato sindaco a Roma a guida di una coalizione. Cosa ne pensa? 

«Sento già qualcuno dire che non si vorrebbero fare le primarie per la scelta del sindaco di Roma. Come è possibile che quelle primarie considerate fondamentali per il Pd fino a poco tempo fa adesso diventino superflue? È forse un modo per impedire a Calenda di candidarsi?». 

A oggi la linea ufficiale del Pd rimarrebbe quella delle primarie, soprattutto se le elezioni comunali verranno rimandate ad ottobre. 

«Non sono sicuro di questa linea. Ovvio che se il perimetro che ha in mente il Pd è l’alleanza con i grillini, le primarie se le faranno tra di loro. Noi abbiamo sempre detto, sin dall’inizio, che prima di ogni ragionamento volevamo sapere quale era il perimetro della coalizione. Per quanto riguarda Italia Viva, l’alleanza con il Movimento 5 stelle è esclusa».

Calenda rimarrà in corsa anche se si candida Gualtieri? 

«Certo, Calenda rimane in campo, lo ha detto anche lui. Per quel che mi riguarda, dobbiamo accelerare con la formazione del campo riformista proprio perché, sull’altro fronte, il Pd sta accelerando nella costruzione dell’alleanza con il Movimento 5 stelle». 

Per ora la sindaca Virginia Raggi è in campo come candidata per il Movimento. Questo non complica l’alleanza tra Pd e 5 stelle? 

«Mi pare che Pd e M5s stiano lavorando proprio a questo. Virginia Raggi sta chiedendo il voto degli iscritti grillini su Rousseau proprio perché teme l’accordo su Gualtieri candidato di Pd e M5s. Per questo, il miglior candidato per Roma, che può arrivare a vincere le elezioni, rimane Carlo Calenda».

Come cambierà ora la politica con il nuovo governo Draghi? 

«Io credo, e l’ho ribadito nel mio intervento in Aula, che questo governo avrà un‘agenda nella quale i vari partiti dovranno trovare una sintesi sulle molte e urgenti questioni che affronterà Draghi nel suo programma. Ma la politica non può e non deve andare in vacanza. Quindi i famosi temi divisivi anziché scaricarli sul governo la politica ha il dovere assumerli, la politica deve smettere di scappare, di fuggire e di abdicare al suo ruolo».  

A quali riforme istituzionali pensa? 

«Penso al monocameralismo. Dopo il referendum costituzionale – che ha prodotto due e camere dimezzate, con 400 deputati e 200 senatori – la situazione diventerebbe davvero grave se non riuscissimo ad affrontare il vero problema dell’efficienza del Parlamento italiano». 

Qualcuno appoggerebbe il monocameralismo? 

«Parliamo sicuramente di temi divisivi. Proprio per questo ho presentato, durante le consultazioni, una proposta per una commissione bicamerale che affronti certe questioni dove il presidente della commissione è il capo dell’opposizione. Questo vorrebbe dire non lasciare ai margini una forza che rappresenta il 15 % del Paese, come nel caso di FdI oggi, ma darle invece delle responsabilità. In ogni caso i temi divisivi sarebbero molti».

Per esempio? 

«Penso al fine vita. La Corte costituzionale ci ha messo in mora, poiché il Parlamento non ha legiferato. Penso poi alle legge elettorale: il Porcellum non fu cambiato dal parlamento ma stroncato dalla Corte costituzionale. Spero che nei prossimi anni, con un governo che ci dà delle garanzie, la politica abbia il tempo ma, soprattutto, si assuma la responsabilità di affrontare questi nodi».

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