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Ambasciatore ucciso in Congo, il ricordo di Diego Bianchi: «Una persona preparata e gentile. Mi mise in guardia su Goma»

22 Febbraio 2021 - 20:03 Maria Pia Mazza
Zoro conobbe Luca Attanasio nel 2018: «Nella sua residenza c'era un sistema di protezione imponente. I predecessori avevano dovuto fare i conti con episodi di violenza»

«Non riesco a crederci. Mi dispiace moltissimo. Attanasio era giovanissimo, oltre che gentile, preparato e consapevole dei rischi che si correvano in Congo. Anche questo Capodanno ci eravamo scambiati gli auguri». Parla così Diego Bianchi, in arte Zoro, in un’intervista all’Adnkronos commentando la morte dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio, ucciso in un attacco contro un convoglio delle Nazioni Unite nell’est del Paese, assieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e al conducente del veicolo con cui si stavano spostando. 

Zoro aveva conosciuto il diplomatico nel 2018, quando si recò nel Paese africano con Medici Senza Frontiere per realizzare un reportage. «Attanasio ci aveva ospitato a pranzo a Kinshasa nella sua residenza, dove c’era un sistema di protezione imponente – racconta Diego Bianchi -. Mi aveva raccontato che già i suoi predecessori avevano dovuto fare i conti con episodi di violenza intorno all’ambasciata».

«Goma? Più militarizzata e violenta di Kinshasa»

«Sto leggendo che l’agguato è avvenuto nella zona di Goma, ben più militarizzata e violenta che Kinshasa, con un sacco di gente che gira con i mitra spianati. Anche io mi mossi dalla capitale a Goma e poi nella ancora più pericolosa parte della foresta. Lui mi mise in guardia», prosegue Zoro nel suo racconto. «Attanasio provò a sconsigliarci di andare, ma noi ci riuscimmo comunque grazie alla diplomazia di Medici Senza Frontiere, che gode di una certa libertà di movimento perché curano tutti, dalla povera gente ai soldati, ai miliziani delle varie bande. Anche se a volte si sono verificati agguati anche contro convogli di Medici Senza Frontiere».

«Mi aveva detto che girava per il Paese per andare a conoscere gli italiani che erano lì, in prevalenza persone impegnate nel sociale, missionari e imprenditori. Si vedeva che, pur essendo giovane, aveva un’esperienza solida», aggiunge Bianchi. Zoro conclude con un ricordo un po’ più leggero, peraltro presente tra gli archivi dei reportage di Propaganda Live: «Ricordo che mi disse che cercava di insegnare alcuni piatti della cucina italiana al personale dell’ambasciata».

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