In Congo non è stata un’esecuzione, Attanasio e Iacovacci sono morti nello scontro a fuoco: il primo punto fermo dall’autopsia
Non è stata una esecuzione. Sono i primi risultati che emergono dall’autopsia sui corpi dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, rimasti uccisi lo scorso 22 febbraio a Kibumba, nella Repubblica Democratica del Congo, insieme all’autista alla guida della loro vettura, Mustapha Milambo. A causare la morte sarebbe stato un tentativo di sequestro sfociato drammaticamente in un conflitto a fuoco. L’autopsia è stata disposta dalla Procura di Roma ed è stata svolta oggi presso il Policlinico Gemelli di Roma da un collegio peritale. Domani mattina i funerali di Stato.
Cosa emerge dall’autopsia
Dall’autopsia emerge anche che a causare la morte di Attanasio e di Iacovacci sarebbero stati quattro colpi, due ciascuno. L’ambasciatore è stato raggiunto da colpi all’addome: l’esame ha individuato sia il foro di entrata che quello di uscita. Il carabiniere Vittorio Iacovacci è stato invece colpito sul fianco e alla base del collo con un proiettile di un AK47, un Kalasnikov. Il suo corpo evidenzia multifratture all’avambraccio sinistro: il proiettile fermatosi al collo potrebbe aver colpito prima l’arto fratturato.
Nel frattempo, dopo la morte di Attanasio, «tutti i diplomatici presenti sul territorio nazionale» in Congo «sono obbligati a segnalare al governo qualsiasi spostamento all’interno del Paese»: è quanto dispone la presidenza della Rdc dandone notizia in una nota ufficiale dopo una riunione di ieri sotto la guida del capo di Stato Felix Tshisekedi. Prima di ogni trasferta è necessario «informare» assolutamente il ministero degli Affari esteri. Non solo: i diplomatici, spiega la ministra degli Esteri, dovranno poi «segnalarsi» alle autorità locali al loro arrivo.
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