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Coronavirus, i professori si vaccinano: «Torniamo a vivere». Ma le dosi sono poche e ogni Regione va per conto suo

24 Febbraio 2021 - 10:56 Fabio Giuffrida
Si procede troppo a rilento, le dosi rischiano di non bastare e comunque garantiscono una copertura fino ai 65 anni di età

Filippo Stanco, 45 anni, è un docente universitario di Informatica all’università di Catania. Il 22 febbraio ha fatto una fila di un’ora e si è sottoposto al vaccino anti-Covid: «C’era euforia – ci racconta -, finalmente ricominciamo a vivere, a respirare. Questo chiaramente non significa che tutto sia finito o che abbandoneremo le mascherine ma siamo felici di avercela fatta in meno di un anno, un miracolo». A Stanco è stato somministrato il vaccino Astrazeneca, consentito inizialmente solo ai pazienti under 55, poi invece esteso fino a 65 anni (una notizia importante per il mondo della scuola dal momento che sono 269 mila i docenti di ruolo che hanno già compiuto i 56 anni, ndr). «La seconda dose la farò tra tre mesi. A maggio, così mi hanno detto. Certo, al momento i colleghi con età superiore ai 65 anni non possono vaccinarsi. Dovranno aspettare probabilmente il Pfizer».

OPEN | In foto il prof. Filippo Stanco

Una vittoria per i prof italiani che non vedono l’ora di riabbracciare i loro studenti. «Proprio oggi ho programmato, per i miei studenti, il primo esame scritto, in presenza. Mi hanno detto che stanno soffrendo, stanno impazzendo. Oggi erano contentissimi di rivedersi, di tornare in aula seppur per poche ore. Al momento, infatti, gli atenei siciliani hanno optato per una didattica a distanza tranne nel caso di esami scritti o di laboratori ma solo se la regione, in quel momento, si trova in zona gialla. Così si proseguirà anche dal 1° marzo quando comincerà il secondo semestre», aggiunge.

Tutti i problemi della vaccinazione dei prof

ANSA/ASL BARI | Gli insegnanti partecipano alla campagna vaccinale dell’Asl Bari, 20 febbraio 2021

Ma non è tutto rose e fiori soprattutto per il mondo della scuola, meno per quello delle università che sembra essersi attrezzato meglio potendo contare, di fatto, sui policlinici di competenza. Come prevedibile, infatti, ogni regione fa da sé, con i suoi tempi e calendari. Il rischio è quello di generare un caos. L’ennesimo. Per Gianni Manuzio della Cisl Scuola (Roma) «manca un coordinamento a livello nazionale, questo significa che ogni regione fa come vuole con la conseguenza che alcune hanno cominciato, altre no. Oggi incontreremo il nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per chiedergli un indirizzo di comportamento più preciso». Ad esempio, si chiedono: dove dovranno vaccinarsi i prof che risiedono in una regione ma lavorano in un’altra? Dovranno macinare migliaia di chilometri per ottenere il vaccino?

In Calabria, ad esempio, l’offerta vaccinale al personale scolastico e universitario dovrebbe cominciare il 10 marzo mentre nel Lazio è partita il 22 febbraio e in Toscana addirittura l’11 febbraio. In Puglia al via da sabato 20 febbraio: entro il 15 febbraio docenti e collaboratori scolatici hanno dovuto specificare se intendevano sottoporsi, o meno, al vaccino. «Cominceremo fin da subito, a partire dalle scuole dell’infanzia in su, anche con i prof over 55», spiega a Open l’assessore alla Sanità della regione Puglia Pier Luigi Lopalco. In Lombardia ancora tutto tace (forse qualche notizia in più potrebbe arrivare oggi) mentre in Sicilia – come ci conferma l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza – le somministrazioni «in alcune province» sono già partite.

Niente vaccini ai prof più anziani

ANSA/ASL BARI | Il vaccino Astrazeneca

Intanto i prof over 65 restano fuori dai giochi: «Noi siamo quelli più sensibili. Io ad esempio non avrò diritto al vaccino Astrazeneca perché sforo di poco con l’età. Quindi vacciniamo i prof più giovani e lasciamo scoperti quelli più fragili? Ecco perché avrei paura a tornare a scuola», ci dice il prof Claudio De Sanctis di Rieti (Lazio). Senza considerare, infine, il problema della carenza delle dosi: «Le vaccinazioni vanno a rilento, dobbiamo accelerare. C’è un problema di dosi, che arrivano troppo lentamente. L’obiettivo, adesso, è vaccinare tutti entro giugno. Solo così potremo tornare a scuola a settembre, lasciandoci alle spalle questo problema», dice a Open Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/ASL BARI 

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