I dubbi sul piano vaccini Bertolaso-Moratti in Lombardia. Il virologo Broccolo: «Finire a giugno? I numeri dicono che è impossibile» – L’intervista
La campagna di vaccinazione contro il Coronavirus in Lombardia durerà non più di sei mesi. Ne è certa la neoassessora regionale al Welfare Letizia Moratti che ha presentato il nuovo piano regionale sui vaccini, così come Guido Bertolaso, che la scadenza di giugno l’aveva già fissata non appena proprio Moratti lo aveva richiamato a gestire la pandemia dopo aver già affiancato l’ex assessore Giulio Gallera nelle prime fasi della pandemia. Il progetto lombardo è ambizioso, a partire dal metodo che si rifà al modello britannico: una sola dose di vaccino a più persone da subito, con tempi allungati fino a sei mesi per chi ha già superato la malattia.
I dubbi però secondo il virologo Francesco Broccolo non sono pochi. A cominciare da quella scelta dei sei mesi di attesa per chi è già guarito: «Quella dose, quella unica dose farà da richiamo. Quindi quei sei mesi ai quali ci si riferisce è la protezione prevista dal vaccino». E anche sui tempi, il docente di Microbiologia clinica dell’Università Bicocca di Milano è assolutamente scettico.
Professore, la somministrazione di una sola dose ai pazienti che già hanno contratto la malattia può essere considerato un passo avanti nell’organizzazione della campagna?
«Questa cosa è poco criticabile, ma bisognerà vedere tra sei mesi dove saremo arrivati; perché se avremo ancora troppi soggetti tra i 70 e i 79 anni da vaccinare, allora non sarà andata proprio bene».
Tutto sommato la proposta si sposa con l’idea di garantire un’ottimizzazione del sistema vaccinale…
«Sì, sono d’accordo a non mettere nella lista prioritaria chi ha avuto il Covid».
Durante la conferenza stampa, Letizia Moratti ha spiegato che, compatibilmente con la disponibilità dei vaccini, la campagna massiva sarà terminata per giugno.
«Per giugno? Impossibile».
Perché?
«Supponiamo che la Lombardia vada al doppio della velocità media delle altre Regioni, precisando che ora è un po’ al di sotto della media. Supponiamo che il piano sia davvero efficace, a questo ritmo per vaccinare in Italia il 70% della popolazione ci vorrebbero 2 anni. Quindi la Lombardia ci metterebbe comunque un anno».
Facendo un rapido calcolo…
«In Lombardia ci sono dieci milioni di abitanti: per finire la campagna a giugno (cioè vaccinando circa il 70% dei soggetti previsti), dobbiamo vaccinare 7 milioni di persone, tenendo sempre presente quali sono le categorie prioritarie e le fasce d’età che hanno la precedenza. Dobbiamo avere una media di più di un milione e mezzo di vaccinati al mese. Questo vuol dire aver fatto, alla fine della campagna massiva – in 4 mesi -, 14 milioni di dosi perché il vaccino ha doppia dose. Significa avere iniettato a settimana circa 875 mila dosi».
Dunque è un’illusione, secondo lei.
«Sì. Dovrebbero essere molto bravi a raddoppiare la velocità di somministrazione. La Lombardia ha iniettato 612 mila dosi e ci ha impiegato due mesi, e ne dovremmo fare 3 milioni e mezzo ogni 30 giorni».
Perché annunciare una cosa simile, ora, e non prendersi un momento per valutare una campagna più diluita nel tempo?
«Perché sono completamente stritolati della politica. Col cambio di guardia bisogna far vedere che si è bravi, che c’è il cambio di management. E non è tutto».
Cioè?
«Nessuno sa se arriveranno davvero tutte le dosi stimate. Hanno fatto i conti tenendo presente una fornitura vaccinale sempre a regime. Ma poi, come si fa a fare una promessa simile, con tutte le variabili che ci sono, come ad esempio le varianti Covid?».
Quindi, al netto di tutto, come vede questo piano vaccinale?
«Credo sia ottimistico perché significa andare con una velocità dieci volte maggiore rispetto ad adesso, vuole dire trovare tutte le dosi necessarie entro la fine di giugno. Anzi, a giugno deve essere tutto finito: le dosi andranno trovate prima».
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