Ottomila firme non bastano: la Lombardia boccia la proposta di legge popolare della campagna Aborto al sicuro
Non sono bastate più di 8 mila firme per far approvare dal Consiglio regionale della Lombardia la proposta di legge popolare promossa dai Radicali e dall’associazione Luca Coscioni per garantire una «reale applicazione» sul territorio delle norme che regolano l’aborto. Tutti gli articoli del provvedimento sono stati bocciati a maggioranza e il testo non è stato nemmeno sottoposto al voto finale. I punti caratterizzanti della proposta, riassunti sul sito web della campagna Aborto al sicuro, erano i seguenti:
- Le informazioni (procedure, accesso ai servizi) sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) saranno comprensibili, esaustive e facili da reperire anche online e per telefono.
- Qualunque consultorio o ambulatorio regionale potrà prendere appuntamenti in ogni territorio regionale, senza imporre alla donna estenuanti ricerche o code.
- Le attività, la qualità dei servizi e la loro omogeneità sul territorio saranno monitorate annualmente e sarà promossa l’implementazione e una maggiore efficienza dei servizi, ove necessario.
- I consultori familiari diventeranno i primari coadiutori delle attività ospedaliere per la fruizione dei servizi di IVG e saranno riqualificati per: fornire migliore assistenza (anche grazie all’eventuale potenziamento delle attrezzature) e partecipare ad alcune fasi delle procedure di IVG (es. aborto farmacologico, oltre alla certificazione).
- Tutte le strutture ospedaliere garantiranno la gestione dei casi urgenti in tempi brevi e certi.
- Sarà eliminato l’obbligo di ricovero per l’IVG farmacologica grazie a day hospital a più accessi, e si potranno svolgere alcune fasi della procedura anche presso il consultorio.
- Le strutture accreditate per le prestazioni di procreazione medicalmente assistita e di diagnosi prenatale dovranno assicurare continuità terapeutica alle donne che richiedano l’aborto in esito a diagnosi di anomalie fetali o di rischi per la paziente, accompagnando la donna nelle proprie scelte.
- Le donne che richiedono l’IVG riceveranno, durante o subito dopo la seduta, una consulenza contraccettiva e, se richiesto, saranno forniti e/o applicati gratuitamente contraccettivi (inclusi quelli a lungo termine) presso l’ospedale.
- Alle donne che non riescono a reperire farmaci contraccettivi di emergenza sarà fornita assistenza per immediato reperimento.
- La Regione istituisce e finanzia corsi di formazione e di aggiornamento sulle tecniche chirurgiche e farmacologiche di interruzione della gravidanza, sulla contraccezione, nonché su tematiche epidemiologiche, psicologiche e sociologiche correlate.
Gandolfini (Family Day): «Accogliamo con soddisfazione la bocciatura»
Il presidente dell’Associazione Family Day, Massimo Gandolfini, ha dichiarato: «Accogliamo con soddisfazione la bocciatura, l’iniziativa dal chiaro sapore ideologico partiva dal falso assunto che, come affermato nella relazione introduttiva, in Lombardia le donna faticano a vedere riconosciuto il proprio diritto ad un aborto sicuro, e che l’accesso ai servizi che dovrebbero garantire della legge 194 sia difficile e a volte addirittura ostacolato. Riteniamo che questo esito positivo sia frutto anche del nostro lavoro».
Usuelli (+Europa): «Disattesi tutti gli accordi»
Opposta la lettura di Michele Usuelli, consigliere regionale di +Europa-Radicali e relatore del progetto di legge: «Purtroppo la maggioranza che governa la Regione ha scelto di disattendere tutti gli accordi che erano stati presi nelle scorse settimane per arrivare all’approvazione delle parti meno controverse del testo». A giudizio di Usuelli, il punto di caduta minimo sarebbe stato «l’approvazione delle parti in cui la legge avrebbe offerto gratuitamente a tutte le donne che vanno incontro ad aborto la contraccezione gratuita a lunga durata di azione (confetti sottocute a lento rilascio o spirali), soluzione che riduce, secondo la letteratura scientifica, del 75% da recidiva di aborto».
Il raccordo tra pubblico e privato
La legge avrebbe inoltre imposto un raccordo tra privato convenzionato e pubblico, al fine di preservare la continuità terapeutica delle donne che richiedono un’interruzione di gravidanza a seguito di una diagnosi in utero o procreazione medicalmente assistita. Per Usuelli, infatti, oggi «molti centri privati, dopo gli accertamenti diagnostici, si comportano da centri obiettori e non forniscono alcuna informazione su come e a chi rivolgersi per ottenere l’interruzione volontaria di gravidanza». Infine, una stoccata per Forza Italia, che avrebbe scelto di appiattirsi sulla posizione della Lega «dimostrando così assoluta mancanza di spina dorsale e anche grave disonestà intellettuale».
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