La nuova vita dell’ex ministro Minniti, da aspirante leader del Pd a capo di una fondazione sul Mediterraneo per Leonardo
Dimissioni irrevocabili consegnate al presidente della Camera Roberto Fico e una nuova vita lontana da Montecitorio: Marco Minniti, 64 anni, lascia lo scranno da deputato del Partito democratico per rispondere alla chiamata di una nuova fondazione nata in seno a Leonardo. La società – erede di Finmeccanica – controllata per il 30% dal ministero dell’Economia, ha creato una fondazione e ne ha affidato la presidenza all’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni. Med-or è il nome della struttura che si pone l’obiettivo di sviluppare rapporti tra i Paesi del Mediterraneo e dell’Oriente.
Minniti, simbolo della sinistra riformista italiana che nel 2018 aveva annunciato persino la candidatura alla segreteria del Pd – salvo poi ritirarsi a favore di Nicola Zingaretti -, sarà il capo di un board nel quale siederanno rappresentanti internazionali del mondo industriale, universitario e della ricerca. Un ruolo incompatibile con l’attività parlamentare: Med-or, si legge nella relazione con cui, il 25 febbraio, il cda di Leonardo ne delibera la nascita, rifugge «sovrapposizioni con il lavoro prezioso delle istituzioni e delle altre organizzazioni internazionali esistenti».
Dopo quattro legislature tra Camera e Senato, l’attività da consigliere di Massimo D’Alema premier e la delega alla Sicurezza mantenuta nei governi Letta e Renzi, il politico di Reggio Calabria guiderà la fondazione che aspira a essere un «ponte attraverso il quale far circolare idee, programmi e progetti – con lo scopo di agevolare – l’alta formazione e di trasferire tecnologie tradizionali e innovative» tra gli Stati interessati. Nel documento citato da Repubblica che sancisce la nascita della fondazione, inoltre, si parla anche del budget che avrà a disposizione Med-or.
«Lo sviluppo di programmi strutturali nei settori dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza», dipenderà da una cospicua quantità di investimenti ed è previsto che la fondazione abbia piena «capacità giuridica ed economica». Med-or, dunque, non sarà un semplice think-tank. Anzi, scrive Repubblica, sarà «una seconda gamba della politica estera del sistema Italia, osserva qualcuno».
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