La strategia di Ricciardi in sei punti per eliminare il virus in 40 giorni: lockdown di 5 settimane, aperture solo in zone verdi
Che sia sempre stato contrario allo stop&go, e che si batta da tempo per il lockdown contro il Coronavirus, è tutt’altro che un mistero – che provoca, tra l’altro, non pochi mal di pancia. E infatti la sua ricetta per combattere la pandemia, raccontata oggi sul quotidiano Avvenire, parte proprio da qui. È la «strategia No Covid» del consigliere del Ministero della Salute Walter Ricciardi per uscire dal «circolo vizioso» di «mesi di yo-yo tra chiusure parziali e riaperture». Una strategia che, ammette, «richiede importanti investimenti iniziali» ma che è «enormemente più vantaggiosa» di quello che di fatto sta accadendo ora.
L’allarme, Ricciardi, lo ha lanciato da ottobre. Impressionato, dice, dai dati in arrivo dalla Gran Bretagna, dal cambiamento di scenario provocato dalla variante Covid. Consapevole che in virus, dice, non va inseguito, ma prevenuto. La vaccinazione di massa è certamente cruciale, spiega Ricciardi, ma «richiederà mesi se non anni per garantire una protezione adeguata». Per questo bisogna nel mentre improntare una «strategia per il ritorno a un equilibrio accettabile, quella della eliminazione della trasmissione virale, in grado di riportare i cittadini ad una vita pressoché normale», ma anche di «recuperare le perdite economiche causate dalla pandemia».
I sei punti del piano Ricciardi
Sei sono le azioni che Ricciardi individua per «eliminare il virus in 5-6 settimane». Eccole.
- Definire le zone ‘protette’ da liberare
- Attivare una campagna di comunicazione e motivazione per l’implementazione della strategia.
- Realizzare un lockdown di 4-5 settimane insieme a misure di supporto e protezione economica.
- Convertire alberghi ed altre strutture in residenze per isolamento e quarantena.
- Porre in quarantena in queste strutture i viaggiatori che arrivano dall’esterno delle zone protette.
- Riaprire tutte le attività nelle Zone verdi liberate dal virus (green zones).
Combattere il Coronavirus significa strizzare di fatto l’occhio ai confini, con le «restrizioni della mobilità, in particolare dei viaggi non essenziali»: passaggi che «consentono ai Paesi liberi dal virus di preservare i benefici ottenuti con i lockdown». Certo, servirebbe «una decisione convinta da parte dei governi» oppure, in alternativa, un«”percorso dal basso, promosso da città, province, regioni o paesi che siano pronti a fare quello che è necessario per eliminare il Coronavirus».
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