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A Lesbo una donna afgana si dà fuoco. E adesso dovrà affrontare un processo per incendio doloso

28 Febbraio 2021 - 21:25 Redazione
La donna di 26 anni, all'ottavo mese di gravidanza e già madre di tre figli, ha ceduto alla disperazione quando le è stato rifiutato il trasferimento in Germania

Sarebbe dovuta partire per la Germania in compagnia di altri rifugiati ma quando la sua richiesta di asilo è stata respinta ha ceduto alla disperazione, dandosi fuoco. Adesso la donna, 26 anni di origini afgane, madre di tre figli e incinta di otto mesi, è accusata di incendio doloso e danneggiamento di proprietà pubblica. Così, la sua permanenza nel campo di Kara Tepe, sull’isola greca di Lesbo, si è allungata ulteriormente. La donna, arrivata sull’isola nel 2019, adesso dovrà affrontare il processo senza la possibilità di raggiungere la Germania, nonostante la sua richiesta d’asilo sia già stata approvata. Come ha raccontato il suo avvocato al Guardian, la donna è stata interrogata dalla polizia all’ospedale di Mitilene, dove era stata ricoverata con ustioni. «Quando le è stato detto che non poteva viaggiare, la sua angoscia e delusione erano tali che ha tentato il suicidio», ha dichiarato Nikos Triantafyllos, magistrato inquirente che ha condotto un’inchiesta iniziale sul caso. «Si rammarica molto delle sue azioni – continua -. Ha subìto ustioni alle mani, ai piedi e alla testa. Dovrà dare alla luce il suo quarto figlio la prossima settimana».

Il campo profughi

L’incendio è stato spento in poco tempo e non ci sono altri feriti – prima di darsi fuoco la donna aveva fatto uscire i suoi tre figlia dalla tenda – ma le condizioni nel campo di Kara Tepe, dove vivono circa 6-7 mila migranti, la maggior parte di origini afghane, sono peggiorate negli ultimi mesi facendo registrare un aumento nei casi di autolesionismo. La maggior parte dei migranti che sono attualmente a Kara Tepe sono stati trasferiti lì in via emergenziale dopo che a settembre un altro incendio aveva distrutto il noto campo di Moria sull’isola.Il meteo e le restrizioni introdotte per via dell’epidemia da Coronavirus hanno reso la situazione ancora più complicata e sull’isola gli atti di autolesionismo sono diffusi persino tra i bambini.

Alcune associazioni di diritti hanno infatti criticato la decisione da parte degli inquirenti greci di processare la donna. È il caso di Philippe Dam, della Ong Human Rights Watch, per cui «l’azione della giovane donna afgana rivela «una sproporzione tra la disperazione dell’interessato e il desiderio di criminalizzare un tentativo di suicidio». La coalizione di centrodestra attualmente al potere in Grecia vorrebbe “decongestionare” i campi, trasferendo una parte dei migranti in altre parti del Paese o all’estero, principalmente in Turchia. La Germania si è fatta avanti, dichiarando di voler accettare 1.000 profughi nelle prossime settimane. Come ha fatto notare il ministro greco per l’immigrazione la scorsa settimana, il numero di richiedenti asilo nel Paese è diminuito notevolmente rispetto allo scorso anno, da circa 100 mila persone a 60 mila.

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