Rifondazione del M5s, Conte dice sì a Grillo. Sarà protagonista di una «ristrutturazione integrale»
Un ruolo ad hoc nella rifondazione del M5s. Giuseppe Conte raccoglie l’invito di Beppe Grillo e torna in campo per elaborare nei prossimi giorni quella che lo stesso Movimento definisce su Facebook una «ristrutturazione integrale», che punta a trasformare la creatura di Gianroberto Casaleggio in una «forza politica sempre più aperta alla società civile, capace di diventare punto centrale di riferimento nell’attuale quadro politico e di avere un ruolo determinante da qui al 2050». La svolta dopo il vertice dello stato maggiore dei pentastellati, che si è svolto a Roma all’hotel Forum. Con ogni probabilità, il ruolo speciale destinato a Conte dovrà passare prima per una modifica dello Statuto, poi per un voto sulla piattaforma Rousseau.
Al vertice romano che ha deciso la linea della rifondazione erano presenti, oltre a Grillo e allo stesso ex premier, arrivati nel pomeriggio, il reggente Vito Crimi, l’ex capo politico Luigi Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, l’ex sottosegretario Riccardo Fraccaro, la vicepresidente del Senato Paola Taverna e il sottosegretario Carlo Sibilia. C’era anche Rocco Casalino, ex portavoce di Conte. Mentre Davide Casaleggio, sebbene fosse stato invitato, non si è fatto vivo.
A dimostrazione del fatto che il M5s sia in evoluzione c’è anche quanto sta accadendo nella Giunta della Regione Lazio. In linea con la volontà di rinsaldare l’asse con il Pd, i pontieri di entrambi i partiti sono al lavoro con l’obiettivo comune di definire una piattaforma programmatica a supporto dell’eventuale allargamento ai pentastellati della squadra di Nicola Zingaretti. Fuori dal coro la voce di Davide Casaleggio, che anziché parlare di equilibri e alleanze politiche, rilancia sulla necessità che siano gli attivisti ad avere un ruolo centrale. Impegnato nella quinta e sesta tappa del tour digitale La Base incontra Rousseau, Casaleggio manda quindi un messaggio molto diverso rispetto ai vertici del M5s. Sostenendo, senza nemmeno più citare il Movimento, che Rousseau serva per «dare agli attivisti più strumenti per autodeterminarsi e incidere sulla vita politica».
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