Direzione Pd, ok unanime al voto sulla parità di genere. Le donne dem chiedono una vicesegretaria per il partito
Conclusa la seconda fase della direzione nazionale del Pd, il partito guarda ora all’Assemblea del 13 e 14 marzo. Cauto il segretario dem Nicola Zingaretti che, però, bacchetta i suoi: «Il 4 marzo del 2018 abbiamo avuto la più drammatica sconfitta del dopoguerra e l’esito di quella sconfitta è stato un governo con un mix fortissimo di populismo e nazionalismo». Poi “rivendica” i risultati: «Abbiamo una rivoluzione nel sistema politico nella quale la Lega rinnega la sua stessa identità. E noi dovremmo vivere questo tempo con la cenere in testa, come fossimo sconfitti? Non è così. Abbiamo superato e tirato fuori l’Italia da una condizione di pericolo democratico». Zingaretti conclude chiedendo unità: «Non possiamo vivere i prossimi mesi con fuori una battaglia politica e noi implosi in una discussione tutta interna, occorre un salto in avanti».
La parità di genere
All’ordine del giorno la questione di genere all’interno del partito, soprattutto vista la totale assenza femminile del Pd nella squadra dei ministri del governo Draghi. La direzione nazionale, riunitasi in via telematica, ha espresso all’unanimità voto favorevole sull’ordine del giorno presentato. Diverse le posizioni anche tra le Dem, ma tutte hanno condiviso la volontà di ridare una voce diversa al Pd, partito dove spesso le donne sono rimaste escluse dai ruoli apicali, o messe solo come “quote” rosa di facciata. Proprio su questo solco, molte esponenti hanno chiesto che Andrea Orlando si faccia da parte ora che ricopre il ruolo di ministro del Lavoro, lasciando così il posto da vicesegretario.
A porre la questione, tra le altre, è stata la deputata Giuditta Pini: «C’è una discrepanza tra quello che si dice e si fa all’interno del Pd, in primis riguardo alla questione femminile. La questione dei ministri è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non si tratta di un episodio isolato», ha detto Pini che ha poi proseguito l’intervento con una richiesta esplicita: «Come fu chiesto alla De Micheli quando divenne ministra, anche Orlando dovrebbe dimettersi e poi al limite potrà essere riconfermato in assemblea».
Per l’esponente Pd Titti Di Salvo la questione della vicesegreteria è stata solo una «non notizia»: «Quando si parla di occupazione femminile si parla di crescita del paese e quindi questo obiettivo deve essere al centro del piano Next generation Eu e delle politiche del governo Draghi. Invece l’attenzione fuori dal Pd si è concentrata su una cosa, che è già prevista dal comma 3 articolo 9 dello Statuto del Pd», ha osservato.
«Lo statuto non dice invece i criteri per definire nel caso di due vicesegretari – un uomo e una donna secondo statuto appunto – chi assume l’incarico di vicevicario». Di Salvo ha espresso soddisfazione per gli impegni presi dalla direzione: «Bene avere un Pd pienamente democratico, che capisce che la crescita del Paese si realizza con l’aumento dell’occupazione femminile. Mi sarebbe piaciuto, però, sulla vicesegretaria, andare oltre lo statuto», ha sottolineato la dem.
Un altro tema cardine nella discussione è stato il ruolo delle correnti che, secondo la senatrice Monica Cirinnà, sarebbero complici di un soffocamento e di una scarsa qualità della relazione tra le donne all’interno del Pd, chiedendo anche un cambio di rotta in Parlamento: «Uno dei due capogruppo di Camera e Senato deve essere donna, in nome del principio della parità di genere, presente nello statuto del Pd», ha ribadito Cirinnà.
Sul “regime” delle correnti ha puntato il dito anche la deputata Lia Quartapelle: «È noto che il meccanismo su cui si reggono le correnti è quello della cooptazione in cui valgono vincoli di amicizia, relazioni personali, la fedeltà – ha detto la dem -. Nel nostro partito è possibile la partecipazione, l’impegno la militanza al di fuori di queste logiche? Si direbbe proprio di no. Ed è qui che le donne sono escluse». Intervenuta oggi in direzione, Quartapelle ha chiesto anche un po’ di coerenza: «La questione delle donne è grave perché viene meno la coerenza tra quello che diciamo e quello che facciamo e si indebolisce, così, la nostra capacità di rappresentanza».
La richiesta del Congresso
Ma in direzione sono stati toccati i temi più disparati, tra cui la rinnovata richiesta di un congresso: «È giusto pensare a una vicesegretaria donna ma è altrettanto importante capire come il Pd si inserisce nel nuovo quadro sociale e con quali alleanze», ha detto l’esponente dem Gianni Cuperlo dando ragione a Goffredo Bettini nel chiedere un chiarimento tra le correnti. «Serve un congresso aperto, di confronto con il Paese, ma senza cambiare la leadership».
Prima della risposta di Zingaretti è intervenuto proprio Andrea Orlando che si è trovato «totalmente d’accordo con Cuperlo». Sulla questione della vicesegretaria, l’attuale ministro del Lavoro ha detto che «non la vive come un fatto personale», e che la scelta dipenderà dalla funzionalità degli “assetti” del Pd. Una fonte interna al partito ha interpretato l’intervento di Orlando con un: «Rinuncerà alla vicesegretaria, se richiesto». La vicesegretaria dovrà, secondo alcuni esponenti del Pd, quantomeno, essere espressione di un’area diversa da quella Zingarettiana, per avere una rappresentanza plurale. Questo tema, però, sembra essere per ora posticipato.
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