I numeri in chiaro, Laurenti: «La chiusura delle scuole è necessaria. I casi sono in aumento e gli ospedali di nuovo sotto pressione» – Il video
Mentre il governo presenta un nuovo Dpcm che prevede la chiusura delle scuole nelle zone rosse e, a seconda dell’incidenza dell’epidemia, in alcuni casi anche nelle zone arancioni, l’Italia registra altri 343 decessi per Coronavirus e un nuovo aumento negli ingressi in terapia intensiva (sono +222 in 24 ore, ieri erano stati +171). «Il trend è ormai chiaro da due settimane – commenta la professoressa d’Igiene all’Università Cattolica di Roma Patrizia Laurenti – perché il 16 febbraio avevamo 10 mila nuovi casi, il 23 febbraio 13 mila casi e oggi, a distanza di 2 settimane, ne abbiamo 17 mila. Un trend che si traduce anche in un incremento negli indici di pressione sulle strutture sanitarie, un segno di un’elevata circolazione del virus».
La chiusura delle scuole
Rispetto alla decisione di chiudere le scuole, Laurenti non ha dubbi, ma solo rammarichi. «Si tratta di una decisione necessaria al punto in cui siamo arrivati, anche nelle zone arancioni quando l’incidenza è superiore ai 250 contagi ogni 100 mila abitanti – dichiara -. Non dovevamo arrivare a questo punto, le scuole andavano tutelate diversamente, soprattutto quando ci siamo accorti dell’aumentata circolazione di questa “variante inglese“, molto molto più contagiosa. Andavano fatti progetti di messa in sicurezza differenti, anche rispetto alle modalità di ventilazione. Ormai è evidente che le condizioni in cui si sta in classe purtroppo facilitano il contagio e la trasmissione tra studenti e tra studenti e docenti. Quindi è una misura dolorosissima, ma necessaria».
Stiamo stati penalizzati in una fase iniziale dalla mancanza di dati certi sul contagio nelle scuole? «Certamente sì – risponde Laurenti -. Però abbiamo avuto degli indicatori indiretti che hanno sempre evidenziato un’impennata della curva epidemica dopo la riapertura delle scuole. Non siamo intervenuti con decisione anche su quei fattori che sono intorno alla scuola, come i mezzi di trasporto che rimangono affollati. Non si riescono a rispettare infatti le indicazioni riguardo al numero massimo di persone che possono salire su un mezzo».
La variante inglese
La “variante inglese”, che ha superato ormai il 50% dei casi, come riporta l’Istituto superiore di sanità, «non è né una buona né una cattiva notizia – commenta Laurenti – nel senso che i virus mutano fisiologicamente e prendono il sopravvento varianti che permettono loro di continuare a circolare all’interno della popolazione. La buona notizia, se vogliamo, sta nel fatto che la variante inglese non è più letale di per sé rispetto a quella “classica” e che i vaccini a Mrna attualmente disponibili sono efficaci per contrastarla. La cattiva notizia, se vogliamo trovarla, sta invece nel fatto che essendo molto più contagiosa coinvolgerà numeri più elevati di individui all’interno della popolazione. Quindi nelle prossime settimane rischiano di crescere i ricoveri, anche in terapia intensiva».
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