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«La società della Mare Jonio pagata per il salvataggio di migranti»: l’inchiesta della procura di Ragusa

02 Marzo 2021 - 14:16 Giulia Marchina
Aperto un fascicolo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione di norme del Codice della navigazione. Tra gli indagati Luca Casarini, non la Ong

La società armatrice della nave Mare Jonio avrebbe incassato 125 mila euro per permettere alla petroliera Etienne di liberarsi di 27 migranti, che trasportava da circa 37 giorni, con il trasbordo da un’imbarcazione all’altra il 12 settembre 2020 a Pozzallo. Su queste basi la procura di Ragusa ha indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione di norme del Codice della navigazione quattro persone: il presidente della Idra, armatore della nave Mare Jonio gestita dall’italiana Mediterranea Saving Humans, Alessandro Metz, il vice Beppe Caccia, il «dipendente» Luca Casarini, il comandante della Mare Jonio Pietro Marrone. Il ruolo di quest’ultimo è stato definito «secondario». Ieri, 1° marzo, la Guardia di finanza, la Squadra mobile e la Guardia costiera hanno eseguito un decreto di perquisizione e di sequestro nei confronti dei quattro indagati e della società armatrice, a Trieste, Venezia, Palermo, Bologna, Lapedona (Fermo), Mazara Del Vallo, Montedinove (Ascoli Piceno) e Augusta.

La vicenda

I fatti risalgono all’11 settembre 2020, quando 25 migranti – due erano già stati trasferiti per motivi sanitari – avevano lasciato la Etienne per salire sulla Mare Jonio. La nave arrivava da sei mesi di sequestro, ed era diretta tra Lampedusa e Malta dove invece la Etienne attendeva il «Pos» – il porto sicuro – da La Valletta che il 5 agosto aveva chiesto alla petroliera il soccorso nella propria zona «Sar», area marittima stabilita da un Paese entro la quale è tenuto a prestare soccorso in caso di pericolo. «Le condizioni di salute delle 25 persone si stanno aggravando dal punto di vista psicologico – avevano scritto i paramedici nella loro relazione -. C’è chi ha minacciato atti di autolesionismo e chi ha manifestato intenti suicidari». Poco dopo la nave otteneva il porto sicuro a Pozzallo.

L’indagine

All’inizio le indagini avevano seguito tutta un’altra pista: perché quei paramedici erano a bordo della Mare Jonio, se l’imbarcazione è classificata come semplice rimorchiatore e non come nave di soccorso? A scoperchiare la storia della fattura da 125 mila euro, definita dagli inquirenti la «pistola fumante», sarebbero state le intercettazioni e le indagini finanziarie fatte successivamente. La Ong, come spiega La Stampa, ha definito l’inchiesta un «teorema giudiziario» e attaccato il procuratore di Ragusa che «ha più volte esternato pubblicamente la sua crociata» contro le organizzazioni non governative. Casarini parla di «accuse strumentali per impedirci di tornare in mare». Quanto alla somma incassata, è legata a «normali rapporti tra società armatrici, è tutto trasparente».

La polemica sulle Ong

L’inchiesta ha riacceso l’annosa polemica sulle Ong. Fratelli d’Italia parla di «torbido confine di liceità» e la leader Giorgia Meloni chiede chiarimenti al ministero dell’Interno. Il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato: «Si vada fino in fondo», chiedendo a Luciana Lamorgese e al premier Mario Draghi di fare chiarezza.

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