Nuova stretta su Hong Kong: la Cina pronta a modificare la Legge Elettorale per escludere l’opposizione
Le prossime elezioni parlamentari nell’ex colonia inglese potrebbero vedere la fine della filosofia “un paese, due sistemi” che in questi anni ha accompagnato la vita di Hong Kong sotto il controllo di Pechino. Nel giorno dell’inizio delle «Due Sessioni», ovvero della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, a cui seguirà domani l’Assemblea Nazionale del Popolo – Zhang Yesui, portavoce del Congresso nazionale del popolo, ha annunciato che nei prossimi giorni Pechino si occuperà «del miglioramento della legge elettorale di Hong Kong».
Il Congresso dovrà deliberare «su una bozza di decisione di riforma il sistema elettorale di Hong Kong» che è «un pezzo importante degli assetti istituzionali» dell’ex colonia, ha aggiunto Zhang nella conferenza stampa tenuta in tarda serata per la presentazione dell’agenda dei lavori. Tuttavia, come preannunciato da Xia Baolong, capo dell’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao del governo centrale, negli scorsi giorni, l’obiettivo di Pechino è quello di rafforzare il suo controllo sull’isola, escludendo qualsiasi forza di opposizione dalle elezioni. Baolong ha infatti dichiarato che solo i patrioti potranno governare Hong Kong. Per questo, essere fedeli al partito sarà una precondizione necessaria per per poter partecipare alle elezioni.
La denuncia di Amnesty
Una stretta che arriva mentre a Hong Kong continuano gli arresti e i procedimenti giudiziari arbitrari nei confronti di attivisti e manifestanti. Poco meno di un anno fa, sempre durante il cruciale evento politico delle Due Sessioni, la Cina aveva annunciato l’imposizione di una Legge sulla Sicurezza che vieta di fatto qualsiasi protesta o espressione di dissenso nei confronti del governo centrale di Pechino. Ieri, un tribunale di Hong Kong ha negato la libertà su cauzione a 32 dei 47 legislatori e attivisti pro-democrazia accusati di «cospirazione finalizzata alla sovversione».
«Questi procedimenti – ha dichiarato Amnesty International – sono un attacco senza precedenti alla libertà di espressione e associazione a Hong Kong, e l’udienza di quattro giorni in condizioni estenuanti getta seri dubbi sull’equità di questo processo fin dall’inizio». Sempre secondo la ong, nessuno di loro ha commesso un crimine riconosciuto, «ma è caduto vittima di una legge sulla sicurezza nazionale che considera le persone una ‘minaccia’ semplicemente per l’espressione pacifica delle opinioni politiche e per la partecipazione alla vita pubblica».
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