L’annuncio (provocatorio) di Grillo: «Mi candido segretario del Pd»
Il Garante dei 5 Stelle Beppe Grillo si candida come segretario del Pd, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti. Consapevole che con i dem dovrà averci comunque a che fare, che piaccia o meno ai grillini, ha deciso di lanciare una provocazione forte e chiara, insomma di metterci la faccia: «Mi propongo per fare il vostro segretario elevato del Pd, mettete 2050 nel vostro simbolo. Invito tutti i partiti a mettere 2050 nel loro simbolo, facciamo un progetto in comune, ne usciremo in un modo straordinario e io vengo lì, metto a disposizione i progetti. Sarà tutto diverso nel futuro, sarà come progettare un agricoltore fra dieci anni», scrive sul suo blog in un post intitolato Elevata supplica.
«Dobbiamo riprogettare tutto, non possiamo farci concorrenza, destra, sinistra. La concorrenza – aggiunge – non funziona più, non funziona nell’evoluzione, non funziona. Siamo nel caos ma il caos è creativo, quindi ho visto questo partito, il Pd, che va via una buona persona nauseata un po’ da tutto, come siamo un po’ tutti nauseati dalla politica, dai partiti. Forse c’è un momento di riflessione, il Pd deve avere una narrazione deve, avere un progetto. Io non ho mai sentito parole come transizione, ecologia, energie rinnovabili, eppure sono tutte cose che sono sul piatto adesso».
Il 2050 «non è una data fissata a caso o un semplice spot elettorale». «Si tratta di un obiettivo comune. Un obiettivo dell’Italia e di tutta l’Ue per arrivare ad avere un’Europa a impatto climatico zero», queste le parole del ministro Luigi Di Maio su Facebook dove ha spiegato che il M5s ha già scelto da che parte stare ed è «per questo che il 2050 entrerà nel simbolo».
Lo scontro tra M5s e Rousseau
Intanto nel Movimento Cinque Stelle i problemi si sommano. Da quando la piattaforma Rousseau ha annunciato il lancio del suo manifesto, i parlamentari grillini sono sul piede di guerra. Uno strappo che si è ormai consumato nonostante il tentativo di Enrica Sabatini, socia di Rousseau, di placare gli animi. Oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, spiega che il manifesto non è affatto una mossa politica. Nasce, invece, come «un’azione di forte ridefinizione del modello di partecipazione di Rousseau che posiziona il cittadino al centro di un’architettura politica che nasce dal basso e che gli conferisce un rilevante potere decisionale nella costruzione della linea politica».
Enrica Sabatini, 38 anni – in tasca una laurea specialistica con lode in Psicologia e un Executive Master in Innovation Strategy & Digital Transformation – dal 2018 è socia dell’Associazione Rousseau e da settembre 2019 è Facilitatore nazionale al Coordinamento e agli Affari interni del M5s. Secondo la Sabatini, che difende l’affidabilità della piattaforma, il manifesto nasce solo «per evitare che in futuro vengano fatte contestazioni sul metodo e ci si possa focalizzare sul merito delle scelte».
«Saldate i debiti, abbiamo anticipato i costi dei servizi»
Poi, però, polemizza con i parlamentari grillini che non hanno saldato i debiti con la piattaforma: «Rousseau ha anticipato i costi di servizi erogati al Movimento e quindi ovviamente devono essere corrisposti da quest’ultimo. Sono sicura che il Movimento salderà i debiti sollecitando tutti gli eletti morosi a onorare gli impegni presi all’atto della candidatura di fronte a iscritti e cittadini».
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