I numeri in chiaro, Sebastiani: «Terapie intensive in crescita in tutte le Regioni, escluse Sicilia e Puglia» – Il video
Stando all’ultimo bollettino gli ingressi in terapia intensiva in Italia in 24 ore sono stati 214, per un totale di 2.231 persone ricoverate. Il 28 febbraio erano sempre 2.231, il 21 febbraio 2.094. Da questo punto di vista, spiega il professor Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr, il tasso di crescita in Italia è piuttosto omogeneo. «Oggi soltanto una Regione ha la curva della terapia intensiva in discesa: non è la Sardegna, attualmente bianca, ma la Sicilia. La Puglia è l’unica altra Regione in cui la curva non è in salita, ma è piatta». Il quadro complessivo che fa Sebastiani non è roseo. «Siamo tornati a un anno fa: in Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna la situazione è grave. Per fortuna nelle prime due la crescita sta frenando, mentre nell’Emilia Romagna la crescita è esponenziale, con tempo di raddoppio di sette giorni. La causa scatenante è stata la scuola, però chiaramente combinata con la presenza delle varianti del virus, in particolare la “variante inglese“».
«Bene chiudere quando si supera la soglia di 250 contagi a settimana su 100 mila casi. Ma serve stabilire un limite minimo di tamponi»
Anche il Comitato tecnico scientifico (Cts) ha invocato misure restrittive più dure, proponendo di far scattare automaticamente la zona rossa nei territori in cui si superano i 250 contagi a settimana per 100 mila abitanti, la stessa soglia in base alla quale le Regioni possono decidere – secondo le regole attuali – di chiudere le scuole. Per Sebastiani bisognerebbe però tenere conto anche del numero di tamponi che vengono fatti, inserendo una soglia minima. «In questo modo si stimola la Regione, la Provincia o il Comune a testare, che è fondamentale in questa situazione – aggiunge -. Altrimenti, se una Regione testa di meno o utilizza soltanto i test rapidi, è ovvio che ha probabilità minori di superare quella soglia».
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