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A Sanremo la carica erotica del gender fluid. Lauro, Damiano, Mahmood e la nuova mascolinità sul palco dell’Ariston

06 Marzo 2021 - 16:18 Giulia Marchina
La mascolinità stereotipata viene meno per lasciare posto alla verità fragile e bellissima della natura umana. Per dirla con le parole di Lauro: «Esistere è essere. Essere è diritto di ognuno»

Al Festival di Sanremo, tempio sacro della musica leggera italiana, si è creato uno spartiacque. Due narrazioni che si snodano, parallelamente, calcando lo stesso palco. Da una parte, la vecchia scuola: uomini alla conduzione che recitano battute e sfottò già visti, compreso il grande ospite Zlatan Ibrahimovic che incarna il modello “classico” di maschio che non deve chiedere mai. Dall’altra parte, il nuovo mondo: Achille Lauro, Damiano dei Maneskin, Mahmood.

ANSA/ETTORE FERRARI | Damiano dei Maneskin.

La generazione della fluidità di genere, dell’abbattimento delle barriere, della fine della mascolinità stereotipata, che viene meno per lasciare posto alla verità fragile e bellissima della natura umana. Per dirla con le parole di Lauro, «Esistere è essere. Essere è diritto di ognuno».

ANSA/ETTORE FERRARI | Achille Lauro e Boss Doms.

Seppur in misura diversa, anche Fedez ci ha regalato una visione alternativa dell’artista maschio. Visibilmente emozionato, è scoppiato in lacrime al termine dell’esibizione durante la prima serata del Festival. «Federico mi piace perché appartiene a un mondo, quello hip hop, che in genere è machista. È bello vedere una persona emotiva che espone la propria fragilità. Viviamo in un’epoca in cui tutti ti dicono, anche a noi donne e non mi piace perché io quella cosa non ce l’ho fisicamente, che devi essere cazzuto. Noi non rispettiamo quel canone», ha detto il giorno dopo la collega Francesca Michielin.

ANSA/ETTORE FERRARI | Francesca Michielin e Fedez.

Certo, la capacità di giocare con generi e travestimenti non nasce oggi. Renato Zero, ad esempio, lo faceva quarant’anni fa. Ma il cantautore romano è sempre stato l’eccezione consentita in un mondo conformista. Perché Zero faceva spettacolo, era lo spettacolo: non infiammava la libido di tutti e tutte. Il modo di fare spettacolo dei giovani artisti è analogo a quello dei maestri del passato, ma è il modo di vivere la mascolinità che è cambiato: Damiano, Alessandro, Achille, Federico sono uomini liberi e proprio per questo universalmente erotici. Che la generazione passata prenda appunti.

ANSA/ETTORE FERRARI | Alessandro Mahmood.

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