Dopo la Lombardia, si va verso la chiusura delle scuole in altre quattro regioni. 9 studenti italiani su 10 a rischio Dad
Gli studenti italiani stanno per tornare a vivere una scuola basata solo sulla didattica a distanza, senza poter più vedere i propri compagni di classe e i propri professori. All’origine di tutto il nuovo Dpcm anti-Covid. Secondo un’analisi di Tuttoscuola, in base ai dati forniti dalla Fondazione Gimbe, nei prossimi giorni potrebbero finire in didattica a distanza 9 studenti italiani su 10, ovvero il 90,1%. Numeri alla mano si tratta di 7,6 milioni di ragazzi di scuole statali e paritarie che resterebbe a casa, stando all’ultimo Dpcm che prevede la chiusura delle scuole nelle aree con più di 250 contagi settimanali su 100 mila abitanti.
Il 90% di studenti a casa
Le prime regioni che potrebbero chiudere le scuole sono Veneto, Piemonte, Lazio e Friuli-Venezia Giulia. Dalla serrata totale potrebbero salvarsi soltanto Sicilia, Valle d’Aosta e Sardegna (in zona bianca). Dunque, andrebbero a scuola soltanto 838 mila studenti, ovvero il 9,9%, mentre tutti gli altri – 7 milioni e 668 mila ossia il 90,1%– finirebbero in Dad con la consueta alternanza del 50% per gli studenti delle superiori solo nelle regioni in cui è consentito. A seguire le attività didattiche a scuola sarebbero 158 mila bambini delle scuole dell’infanzia (l’11,3%), 287 mila alunni delle primarie (11%), 191 mila della scuola secondaria di primo grado (11, 2%) e parzialmente in alternanza al 50% 201 mila studenti delle superiori (7,2%). Salvi, invece, i 200 mila studenti con disabilità oltre ai figli di medici, infermieri o di chi svolge altre attività essenziali che potranno tornare sui banchi di scuola.
Emiliano: «Basta scaricabarile, decida il governo»
Sulla questione interviene il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che – intervistato dal quotidiano La Stampa – sbotta contro il governo. Chiede, infatti, che sia l’esecutivo guidato da Mario Draghi a decidere sulla scuola evitando di lasciare la patata bollente della chiusura delle scuole ai singoli governatori. Basta scaricabarile, dunque: «Da un lato si finge con l’opinione pubblica di promuovere la presenza a scuola, poi però si lascia a noi, che ogni giorno ci affannano a fare ordinanze di tutti i tipi, la facoltà di intervenire sulle scuole», ha detto Emiliano.
Foto in copertina: ANSA/Mourad Balti Touati
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