Patuanelli (M5s) rompe con Casaleggio: «Se vuole fare politica lo dica, le prospettive non coincidono»
Le dimissioni di Nicola Zingaretti, il cambio al vertice con l’arrivo di Giuseppe Conte. Per il Pd e il M5s è tempo di riforme e rimescolamenti interni, ma per i pentastellati il legame con gli ex alleati dem e Leu non cambia. A ribadirlo con un’intervista a La Stampa è il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, attivo nel M5s già dal 2005, quando il Movimento esisteva solo nella forma embrionale dei MeetUp: «L’alleanza con Pd e Leu va consolidata a prescindere da quella che sarà la scelta dei Dem per la loro futura segreteria».
L’ex ministro per lo Sviluppo Economico, dicastero che nel governo Draghi ha dovuto lasciare a Giancarlo Giorgetti, commenta a La Stampa l’entrata di McKinsey come consulente per il Recovery Plan: «Mi piacerebbe sedermi al tavolo per discutere di cosa sta succedendo intorno a questo piano. Mi auguro si apra un confronto già nelle prossime ore». E intanto, mentre si continua a discutere, di cosa fare dei 200 miliardi di euro destinati all’Italia, altri 32 destinati al decreto Ristori, ora diventato decreto Sostegno, sono fermi dal 21 gennaio. «Non credo che il problema sia cambiare il nome, ma apportare modifiche necessarie a dare sollievo a famiglie e imprese. E da ministro dell’Agricoltura non posso accettare che il reparto agricolo rimanga fuori dai ristori», afferma Patuanelli.
E guardando al futuro immediato il ministro interviene sulle dimissioni di Nicola Zingaretti dalla segreteria del Pd: «Con lui c’è un rapporto consolidato. Nella proposta politica di Pd, M5s, e Leu ci dovranno essere punti comuni su cui stringere un accordo o un’alleanza». E se a Trieste e Roma, Pd e 5s correranno divisi, «a Torino, Milano, Napoli e Bologna è possibile costruire progetti insieme. A partire dai temi come la transizione ecologica».
Ma il grande scossone che ha colpito il M5s nell’ultima settimana è stato l’annuncio di Casaleggio con il lancio di un manifesto programmatico: «Se la sua volontà è quella di fare politica lo dica. In questo momento le nostre prospettive non coincidono». Tra dissidenti, uscite volontarie ed espulsioni, a tenere insieme le fila di un Movimento che prova a ristrutturarsi Beppe Grillo ha scelto l’ex premier Giuseppe Conte: «Può tenere insieme posizioni e anime diverse. Ma auspico che al suo fianco ci sia comunque una governance collegiale che lo supporti».
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