Il faccia a faccia in spiaggia tra Conte e Grillo: le condizioni dell’ex premier per fare il capo del M5s
«Non siamo un partito, non siamo una casta. Ognuno vale uno». Era il 2010. Il Movimento 5 Stelle era nato da qualche mese e questa era la frase più citata nell’inno scelto dalla base. Parole che dopo dieci anni sembrano lontanissime. Soprattutto oggi, mentre si leggono le cronache dell’operazione che Giuseppe Conte sta portando avanti per riformare il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Il Corriere della Sera riferisce di una telefonata tra l’ex premier e Nicola Zingaretti. Il Fatto Quotidiano invece ha pubblicato una foto in cui Conte e Grillo parlano seduti su due sedie di legno davanti alla villa dell’autoproclamato «elevato» a Marina di Bibbona. Scatto, che il giornale attribuisce a «un lettore».
Tra un’indiscrezione e l’altra emergono le condizioni che Conte sta mettendo sul tavolo per concedere il suo voto, e i suoi sondaggi, al servizio del Movimento 5 Stelle. In una telefonata a Zingaretti l’ex premier avrebbe detto: «Io sto preparando questo piano per la rifondazione del M5S ma mi sono lasciato le mani libere. Se lo accettano integralmente, bene. Altrimenti…». Mani libere. Una linea nono esattamente vicina al concetto di democrazia diretta portata avanto dal Movimento 5 Stelle e soprattutto da Gianroberto Casaleggio.
Ambientalismo e un nuovo simbolo: i punti di Conte per il nuovo M5s
Conte è stato incoronato come nuovo leader nell’ultima assemblea (ristretta) organizzata dal Movimento. I punti del suo programma non sono stati ancora resi noti. Da quello che sta trapelando sembra però che l’ex premier voglia mettersi alla guida di un partito basato soprattutto sull’ambientalismo, un partito vicino quindi a quei Verdi che ben presidiano certe regioni dell’Unione Europea. A quanto pare Conte avrebbe molto apprezzato in particolare lo statuto dei Verdi tedeschi.
Insieme a un programma basato sulla transizione ecologica, oltre che sulle politiche sociali, Conte si prepara anche a presentare un nuovo simbolo che dovrebbe includere, come anticipato da Grillo, anche il numero 2050. Questo traguardo, come spiega Luigi Di Maio, è quello fissato dall’Unione europea per arrivare a un impatto climatico zero. «È una visione politica chiara e netta che ci permetterà di uscire – chiarisce Di Maio – da questa crisi economica che sta colpendo anche il nostro Paese. Una crisi ancora più dura a causa della pandemia».
In tutto questo processo di riforma del partito, i rapporti con Davide Caseleggio non potrebbero essere più incrinati. Il figlio di Gianroberto si prepara a pubblicare un manifesto politico, una presa di posizione che Conte potrebbe non accettare. E non solo. Nonostante la rottura con molti nomi noti del partito, non ultimo il ministro Stefano Patuanelli, è ancora sul piatto la richiesta fatta da Caselggio per avere i 450 mila euro di debiti che gli eletti del M5s hanno accumulato con la piattaforma Rousseau. Da statuto infatti una parte dello stipendio dei portavoce del Movimento dovrebbe essere devoluto per sostenere questo progetto. Uno strumento che oggi sembra sempre meno essenziale.
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