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International Women’s Week, essere donna e migrante nella Grecia di oggi. Macauley: «Stupri e abusi sono la norma: il governo è indifferente»

7 storie di donne provenienti da diversi Paesi europei per raccontare gli ostacoli e le sfide di chi donna ci è nata o ci è diventata. Il progetto di Open continua in Grecia, con la testimonianza di un'attivista e immigrata dalla Sierra Leone

«Immaginate di essere una donna in un Paese straniero. Immaginate di non avere un posto dove andare, di essere violentate e di non poter chiedere aiuto alla polizia. Di non poterlo fare perché vi negano il permesso di soggiorno e avete paura che vi rimpatrino. Come vi sentireste?». Lauretta Macauley è una donna originaria della Sierra Leone. A soli 18 anni, nel 1982, ha lasciato il suo Paese per raggiungere la Grecia e l’Europa. Da quel momento in poi, non c’è stato giorno in cui non ha dovuto lottare per far valere i suoi diritti. Dopo anni di lavori e fatiche, nel 2005 le è stato tolto per l’ennesima volta il permesso di soggiorno. «Non potevo crederci», racconta a Open. «Avevo sempre lavorato e venivo trattata come una ladra. Ma ero stanca di aver paura: era arrivato il momento di fare qualcosa».

Sans papiers, senza diritti

Dalla pagina Facebook United African Women Organization Greece

Da 16 anni Lauretta porta avanti la sua United African Women Organization Greece, un’associazione da lei fondata che si occupa di dare supporto e aiuto alle donne africane (e non solo) senza documenti, che vivono in balia di ogni tipo di abusi. La Grecia è tra i Paesi europei che negli ultimi anni ha visto aumentare maggiormente i suoi flussi migratori – sia via mare, dall’Africa, che via terra, dalla Turchia e dai Paesi mediorientali – ma tra la condizione delle immigrate ancora irregolari e quella delle rifugiate c’è poca differenza. Ogni giorno nella sua associazione arrivano ragazze che subiscono violenze fisiche e sessuali, sia sul lavoro che nelle comunità. «Spesso vengono picchiate dai loro mariti o dai loro compagni – racconta – ma non essendo in regola hanno paura ad esporsi con le autorità».

Violenze fisiche, sessuali e aborti forzati: la campagna Black Women’s Health Matters

«Una donna della nostra associazione è stata violentata da tre uomini in strada diversi perché non aveva un posto sicuro dove stare», racconta Lauretta. «Sono eventi che ti fanno ammalare fisicamente e psicologicamente». Accanto al dramma degli stupri se ne aggiunge un altro: «Ci viene negato il diritto alla salute. Non è inusuale che alle donne migranti o immigrate venga imposto l’aborto», dice. Almeno tre ragazze della sua associazione sono state forzate a interrompere la gravidanza all’interno degli ospedali ai quali si sono rivolte. «Se si vogliono tutelare le donne – sottolinea Lauretta – non si può fingere che il problema dei documenti sia secondario. È centrale».

Su questo piano, i rapporti con il governo restano difficili. «Storicamente ogni governo greco è stato negligente nei confronti di queste questioni», dice Lauretta. «È rimasto indifferente davanti alle violenze che, soprattutto noi immigrate e rifugiate, viviamo ogni giorno. Esclusioni e discriminazioni sociali ed economiche vengono coltivate attraverso il razzismo. E le cose si stanno mettendo sempre peggio».

Video di OPEN | Illustrazione di Sonia Cucculelli

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