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I numeri in chiaro, Taliani: «Bene chiudere nei weekend. Ma è un errore vaccinare prima i lavoratori degli anziani» – Il video

La professoressa di Malattie Infettive all’Università La Sapienza di Roma boccia il "metodo Bertolaso" che punta a vaccinare dopo gli 80 anni i lavoratori, indipendentemente dall'età

Mentre il Governo valuta l’adozione di nuove misure restrittive per arginare l’epidemia di Coronavirus, oggi l’Italia registra altre 332 vittime, altri 22 mila casi e un ulteriore aumento nei ricoveri. «Sono dati che ci riportano indietro al 31 dicembre – dichiara a Open Gloria Taliani, professoressa di Malattie Infettive all’Università La Sapienza di Roma -. Rispetto a dicembre la differenza è di duplice natura: da una parte erano dati in diminuzione, dall’altra il saldo tra i nuovi casi e i guariti era più stretto, quindi il “serbatoio” non si arricchiva in modo così evidente. Stiamo osservando chiaramente una fase di crescita che era evidente già a fine febbraio: tanto è vero che il tasso di positività oscilla intorno al 6% con picchi fino al 7,6%, mentre verso la fine di febbraio eravamo intorno al 5%».

Allarme terapie intensive

Uno dei dati critici emerso oggi è che in 11 regioni le terapie intensive sono occupate oltre la soglia critica del 30%. «Le avvisaglie che si trovassero in una situazione di potenziale allarme ci sono da qualche giorno – continua Taliani -. Ma purtroppo non c’è una soluzione possibile: nel momento in cui le terapie intensive stanno soffrendo, già i reparti di degenza avevano cominciato a soffrire in precedenza. Ricordo che c’è uno scarto temporale tra l’inizio della malattia, l’accesso in terapia intensiva e il decesso. Se non si interviene rapidamente non si riesce a limitare la conseguenza di questo».

Taliani si dice favorevole anche alla chiusura nei weekend, anche se non necessariamente su base nazionale. «Penso che la cosa più ragionevole sia procedere per gradi – aggiunge -. L’ipotesi di fare un lockdown è una decisione dura. L’idea di intervenire con processi di contenimento in crescita in divenire è condivisibile, tra questi anche la limitazione della circolazione nel corso del weekend. Sicuramente sarà una misura che può limitare in maniera significativa la crescita delle infezioni».

Vaccini: bocciato il modello lombardia

La priorità, naturalmente, è quella di procedere il più velocemente possibile con le vaccinazioni. Oggi la Lombardia ha sottoscritto un protocollo d’intesa con Confindustria che apre alle vaccinazioni in azienda, dando priorità ai lavoratori indipendentemente dalla loro età come aveva ipotizzato Guido Bertolaso in precedenza. Taliani però non è d’accordo.

«La parola chiave è salvaguardare le persone che possono avere le più gravi conseguenze della malattia. Questo è il primo requisito di una campagna vaccinale seria – dichiara -. Possiamo proteggere i lavoratori e mantenere la stabilità delle attività produttive ma continueremo ad avere gli ospedali pieni. La strategia è muoversi in fretta, coprire al più presto queste aree fragili della popolazione e farlo speditamente. Siamo un po’ in ritardo: oggi sono stati vaccinati poco più di 170 mila soggetti, il 5 marzo ne erano stati vaccinati 193 mila. Non si può continuare a rilento».

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