Pressing su Letta per guidare il Pd fino al congresso, ma tra i dem sale la paura che la ditta faccia saltare il banco
Continua il pressing su Enrico Letta perché diventi il segretario del Pd incaricato di traghettare il partito fino al congresso, viste le dimissioni e il difficile ripensamento di Nicola Zingaretti. Secondo fonti del Partito Democratico, infatti, solo l’ex premier potrebbe incarnare la tanto agognata unità dei dem mettendo tutti, o quasi, d’accordo. Proposto dal ministro della Cultura Dario Franceschini, a cui nemmeno Andrea Orlando sembra essere ostile, l’idea di Letta segretario reggente sembra essere stata accolta, invece, più tiepidamente da Base riformista, la corrente capitanata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti. «Tutto sommato anche Guerini si starebbe convincendo», dice una fonte dem a Open. Letta avrebbe smentito che ci sia la possibilità della sua discesa in campo, ma fonti interne al Pd fanno sapere che l’ex premier starebbe solo aspettando «una chiamata unitaria e compatta di tutto il partito, una specie di investitura dall’alto, proprio perché non vuole correre il rischio di essere inghiottito, sin da subito, dalle faide interne».
Se Letta non accettasse: «Tra i nomi in lizza per la reggenza spunta anche quello di Piero Fassino»
Se le correnti non riuscissero a mettersi d’accordo, o a convincere Letta su questa chiamata alle armi unitaria, dal Pd fanno sapere che si stanno “rincorrendo” diversi nomi: «Franceschini metterebbe in campo la Pinotti, Orlando la Finocchiaro, addirittura gira il nome dell’ex ministro Amendola». Un’altra personalità papabile, proposta che circola nelle ultime ore, sarebbe quella di Piero Fassino, figura anch’essa, messa in campo da Dario Franceschini. L’importante, fanno sapere dal partito, è che il candidato segretario/reggente sia «espressione della maggioranza». Per questo motivo risulta difficile che proprio base riformista riesca ad esprimere un nome della propria area, considerato che la corrente, degli ex renziani, viene ancora accusata del logoramento di Zingaretti. «Letta sicuramente è una figura che rassicura le componenti antirenziane, un candidato che fa da “perno” tra le varie anime del Pd», sottolineano alcuni esponenti Pd.
Fonti dem: «Bonaccini si tiene pronto per il congresso, il partito lo vuole tutto»
Per ora, invece, nessuna traccia del presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, personalità su cui, tra l’altro, si è tanto vociferato nelle scorse giornate. Il presidente emiliano, infatti, era stato individuato come competitor di Zingaretti: «Ex Ds che sa parlare a tutti – dice una deputata dem a Open – e che potrebbe veramente ridare lustro al partito». Anche se, per ora «vuole tenersi pronto per il congresso». Ovvero, Bonaccini non vuole essere una “soluzione” data a tavolino dalle correnti: «Desidera prendersi il partito, tutto, ma legittimato dalla fase congressuale», sottolinea un altro esponente Pd.
Incognita congresso: «Assemblea ci sarà. Sperando che la “ditta” non voglia far saltare il Pd e creare un nuovo partito»
Il congresso sembra però essere un’altra incognita, vista proprio la tempistica “solita” riservata a questa fase dal Pd, tra i 3 e i 6 mesi, e considerata anche la pandemia in atto. Si farebbe strada, quindi, la proposta del congresso telematico ma anche lì sarebbe molto difficile mettere in pratica e organizzare uno strumento che supporti un intero congresso. Fatto sta che dall’Assemblea nazionale, per ora confermata domenica 14 marzo, qualcosa dovrà uscire fuori. E se alla fine l’assemblea venisse invece annullata? : «Vorrebbe dire che la linea unitaria non c’è e che la famosa “ditta” (gli ex comunisti) vuole far saltare il banco e picconare il Pd per fare un altro partito, magari proprio con Giuseppe Conte», dice un membro della direzione.
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