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Russia, pugno duro contro Twitter: cosa c’è dietro l’escalation tra il Cremlino e il social network

10 Marzo 2021 - 10:18 Redazione
Mosca rallenta il funzionamento del social network, che a febbraio aveva rimosso diversi profili filo governativi. Le accuse di Putin e il legame con le proteste

L’agenzia a capo delle telecomunicazioni russe, Roskomnadzor, ha annunciato che Mosca rallenterà il funzionamento di Twitter, accusando il social network di non aver cancellato informazioni considerate illegali. «Allo scopo di proteggere i cittadini russi (…) nei riguardi di Twitter dal 10 marzo 2021 sono state adottate misure di reazione centralizzata e propriamente il rallentamento primario della velocità del servizio (…). Il rallentamento sarà realizzato sul 100% degli apparecchi mobili e sul 50% di quelli fissi», fa sapere l’agenzia in una nota ripresa da Interfax. Ma da dove nasce lo scontro tra Mosca e Twitter?

Un braccio di ferro che va avanti da tempo

A partire dal 2017, Twitter ha già dovuto pagare diverse multe applicate dalle autorità russe per non aver rimosso post contenenti informazioni relative al suicidio, alla pornografia infantile e alle droghe, ha ricordato la scorsa settimana Roskomnadzor. L’agenzia ha inoltre avvisato Twitter che potrebbe prendere provvedimenti più incisivi, bloccando l’uso della piattaforma «se continua a ignorare i requisiti legali». Il braccio di ferro tra il Cremlino e Twitter va avanti da tempo.

A febbraio le autorità russe avevano attaccato il social network dopo che questo aveva bloccato 100 account ritenuti legati al governo russo. Secondo Twitter, 69 di essi «diffondevano narrazioni allineate col governo russo» e «minavano la fiducia nella Nato e nella sua stabilità» e altri 31 erano legati all’Agenzia di ricerca internet, la società accusata di riempire il web di commenti e notizie pro-Cremlino.

Il legame con le proteste pro Navalny

L’azione intrapresa da Roskomnadzor arriva in un momento critico per Mosca. Nelle ultime settimane, dopo il ritorno in patria dell’attivista Alexey Navalny, il Cremlino ha visto decine di migliaia di persone scendere in piazza per chiederne la liberazione, con le autorità russe che hanno reagito violentemente, picchiando e arrestando centinaia di manifestanti.

Già al World Economic forum di Davos, a gennaio, il presidente Vladimir Putin aveva accusato i giganti del web di «controllare la società» e di limitare «il diritto ad esprimere liberamente i propri punti di vista». Il prossimo mese è prevista un’udienza contro Twitter, Facebook, Google, TikTok e Telegram. L’accusa rivolta alle piattaforme è di non aver rimosso gli appelli a partecipare alle proteste avvenute lo scorso mese.

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