Sputnik V, l’ambasciatore russo in Italia: «Sconcertato da chi pensa a una colonizzazione vaccinale»
Dopo l’annuncio secondo cui l’Italia produrrà il vaccino Sputnik V contro il Coronavirus, e dopo la reazione dell’Ue, l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov ha commentato la vicenda, spiegando che la Russia non ha «alcuna intenzione di imporre a chicchessia» lo Sputnik V. «A questo proposito – continua Razov – suscitano vero sconcerto le interpretazioni comparse su alcuni media italiani a proposito di una sorta di offensiva diplomatico-propagandistica per introdurre il vaccino russo e addirittura di una “colonizzazione vaccinale” dell’Europa da parte della Russia. Il coltivare delle fobie, inclusa la russofobia, è una cosa poco producente».
L’annuncio dello Sputnik V in Italia
Lo Sputnik V è stato uno degli argomenti di punta nel dibattito italiano ed europeo di questi giorni, quando peraltro Johnson&Johnson avrebbe comunicato all’Ue di avere «problemi» a garantire le forniture pattuite a causa dell’approvvigionamento di alcune componenti del farmaco. Per questo motivo si potrebbero complicare i piani per fornire 55 milioni di dosi del suo vaccino nel secondo trimestre dell’anno.
Martedì 9 marzo, poi, la notizia della firma del primo accordo in Europa tra il fondo governativo russo e la società Adienne Pharma&Biotech per la produzione in Italia del vaccino Sputnik V. A comunicarlo, la Camera di Commercio Italo-Russa. «Nelle scorse ore l’amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund (Rdif), Kirill Dmitriev, ha confermato di aver raggiunto un accordo con l’azienda Adienne Pharma&Biotech per la produzione dello Sputnik V in Italia, siglando il primo contratto europeo per la produzione locale del vaccino». Il vaccino sarà prodotto a partire dal mese di luglio nella sede della Adienne a Caponago vicino a Monza.
La reazione dell’Unione europea
In tutto questo, a Bruxelles, l’annuncio è stato recepito freddamente. La Commissione Ue ha ribadito che lo Sputnik «resta fuori dalla nostra strategia» vaccinale. Le dosi che verranno prodotte sono in quantità «irrilevante anche per l’Italia», ha detto. E ha anche aggiunto che questa scelta dimostra anche che: «Mosca non è in grado di produrre vaccini per la sua popolazione e ancora meno per quella europea», hanno fatto sapere fonti interne all’Ue.
Le dichiarazioni dell’ambasciatore
L’intesa tra la Adienne e il Russian Direct Investment Fund (Rdif) per la produzione del vaccino Sputnik V in Italia, dice Razov, «è il risultato di negoziati diretti». «Per quanto riguarda il ruolo dell’ambasciata, posso dire che noi, nei limiti delle nostre competenze, prestiamo il massimo sostegno allo sviluppo della collaborazione italo-russa nella battaglia contro l’infezione da Coronavirus, ma non siamo coinvolti, in nessuna forma, in trattative commerciali».
L’ambasciatore ha poi criticato nemmeno troppo velatamente il pregiudizio insito nell’Unione europea nei confronti dell’operato della Russia. «La politica generale Ue» nei confronti di Mosca «non di rado è ostaggio di un noto e piccolo gruppo di Paesi. Per quanto riguarda l’Italia, alla quale ci legano tradizionali rapporti di amicizia – sottolinea l’ambasciatore Razov – constatiamo che le principali forze politiche sono concordi nel ritenere importanti normalizzazione e miglioramento delle relazioni tra la Russia e Ue. Abbiamo prestato attenzione alle parole pronunciate dal premier Draghi nel suo intervento al Senato in merito all’importanza di rafforzare i meccanismi del dialogo con il nostro Paese».
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