L’Europa è Lgbtq free: il Parlamento Ue vota una risoluzione (contro Polonia e Ungheria). Ma i sovranisti non ci stanno
Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che dichiara i Paesi dell’Unione europea «zona di libertà» per le persone LGBTQI. Un passaggio prima di tutto simbolico che segna la ferma denuncia di «tutte le forme di violenza e discriminazione fondate sul sesso o sull’orientamento sessuale delle persone». E una presa di posizione esplicita contro quello che succede in due paesi al centro dell’attenzione per le questioni sui diritti umani, ovvero Ungheria e Polonia. In Polonia da due anni molte municipalità si sono dichiarate aree «libere dall’ideologia Lgbt».
Insieme alla lotta contro il diritto all’aborto è quindi in corso anche quella contro le cosiddette teorie gender: lotta condivisa da Budapest e che a Varsavia e dintorni è fatta anche di arresti di attivisti della collettività Lgbtq, che «si trovano ad affrontare azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica» e che «sono stati oggetto di azioni legali infondate intentate da governi locali od organizzazioni fondamentaliste che chiedono un cospicuo risarcimento finanziario, nonché di una campagna diffamatoria che li etichetta come bugiardi per aver utilizzato strumenti di difesa creativa».
Azioni che «sono chiaramente intese a intimidire e a ridurre al silenzio la società civile». Nella risoluzione, l’Europarlamento ricostruisce quanto sta accadendo in Polonia e in Ungheria, fino a quando, nel novembre 2020, la città ungherese di Nagykáta ha approvato una risoluzione che vieta la «diffusione e la promozione della propaganda Lgbtq». Il documento europeo denuncia «tutte le forme di violenza e discriminazione fondate sul sesso o sull’orientamento sessuale delle persone».
Fratelli d’Italia e Lega votano contro
I sovranisti però hanno votato contro la risoluzione in Europa. Perché, a detta di Lega e Fratelli d’Italia, la mossa strumentalizza i diritti Lgbtq per attaccare Ungheria e Polonia. «Spiace che, come purtroppo già avvenuto in passato, Bruxelles cerchi di utilizzare un tema nobile come quello dei diritti come strumento per colpire gli avversari politici dell’attuale maggioranza in Ue: questo è un modus operandi che non possiamo condividere», dicono le eurodeputate leghiste Annalisa Tardino, Simona Baldassarre e Isabella Tovaglieri in una nota.
Le eurodeputate della Lega hanno firmato anzi una contro-risoluzione secondo cui «gli Stati membri dell’Unione europea sono tra i paesi più sicuri al mondo per le minoranze sessuali», ricordando che «dal punto di vista biologico, per la procreazione sono necessari entrambi i sessi». Si condannano anche qui «tutte le forme di violenza e discriminazione fondate sul sesso o sull’orientamento sessuale delle persone». Ma «le politiche e la legislazione in materia di matrimonio e genitorialità dipendono esclusivamente dalla sovranità degli Stati membri» e quindi, insomma, «la Commissione e gli Stati membri» devono piuttosto «rispettare rigorosamente le competenze nazionali in ambito di salute e diritto di famiglia».
«L’amore è amore. Sembra assurdo doverlo ribadire nel XXI secolo ma purtroppo i diritti della comunità Lgbtq calpestati in Polonia e Ungheria, i continui casi di omofobia nel Sud Italia fino all’omicidio di un ragazzo gay qualche giorno fa ad Anversa sono campanelli di allarme che obbligano a prendere una posizione netta e forte», replica Isabella Adinolfi, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.
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