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Scrivere un falso motivo sull’autocertificazione non è un reato: la sentenza a Reggio Emilia. Per il giudice il Dpcm non obbliga a restare in casa

13 Marzo 2021 - 12:30 Redazione
Per il Gip «ciascun imputato è stato "costretto" a sottoscrivere un’autocertificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese e dunque illegittima»

L’autocertificazione falsa non costituisce reato, non ha rilevanza penale. Il Dpcm, dunque, non può costringere le persone a restare in casa. A metterlo nero su bianco, per la prima volta, è una sentenza di proscioglimento emessa dal tribunale di Reggio Emilia che “salva” una coppia il 13 marzo 2020, in pieno lockdown per la pandemia di Coronavirus, era stata sorpresa fuori casa dai carabinieri. Alla richiesta dei militari, i due avrebbero esibito un’autocertificazione falsa. Il Gip adesso, con sentenza divenuta definitiva e dunque irrevocabile, ha sostenuto che «il fatto non costituisce reato». «Ciascun imputato è stato “costretto” a sottoscrivere un’autocertificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese», ha scritto.

Cosa dice la sentenza

Questo significa che non può parlarsi affatto di falso ideologico in atto pubblico, per effetto della trasgressione di un Dpcm intervenuto a istituire un obbligo di permanenza domiciliare, ovvero una limitazione della libertà personale visto che di solito questa deve essere disposta dall’autorità giudiziaria. Un Dpcm, sempre secondo il Gip, illegittimo per violazione dell’articolo 13 della Costituzione.

I fatti

La coppia, che lo scorso 13 marzo si trovava a Correggio, nella Bassa Reggiana, aveva compilato un’autocertificazione sostenendo che la donna dovesse sottoporsi ad esami clinici accompagnata dal compagno. Insomma uno spostamento per comprovati motivi, quelli di salute. E, invece, secondo gli inquirenti, quel giorno non ci sarebbe stato alcun accesso all’ospedale. Hanno mentito. I due, insomma, avrebbero dichiarato il falso, avrebbero mentito ai carabinieri. Il sostituto procuratore, per questo motivo, aveva chiesto un decreto di condanna penale accusandoli di falso ideologico, avendo trasgredito al primo Dpcm dell’allora premier Giuseppe Conte. Ma il Gip ha smontato l’accusa.

Foto in copertina: ANSA/GRILLOTTI

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