Speranza: «Nessuno si diverte a chiudere, ma la salute viene prima: con i vaccini la svolta è vicina»
«Nessuno si diverte a chiudere». Ma «quando sale la pressione sugli ospedali c’è poco da fare». Il ministro della Salute Roberto Speranza, in un’intervista al quotidiano la Repubblica, ha spiegato così le ragioni che hanno spinto il governo a varare le nuove restrizioni anti Coronavirus in vigore dal 15 marzo. L’obiettivo è riportare la curva dei contagi sotto controllo, nonostante la presenza delle varianti Covid. «C’è però bisogno di alcune settimane per vedere gli effetti. Per questo il decreto vige fino a Pasqua», ha aggiunto il ministro. Ma non ci sono solo le restrizioni. La grande novità rispetto all’autunno è infatti rappresentata dai vaccini. E per Speranza ogni dose somministrata è un passo verso l’uscita dalla crisi: «Solo negli ultimi tre giorni abbiamo fatto in media 200 mila somministrazioni al giorno. E cresceremo ancora. È difficile dire adesso quale sarà l’ora X della svolta, ma i risultati inizieranno a vedersi presto».
La sicurezza dei vaccini
Un capitolo a parte dell’intervista tocca proprio il tema dei vaccini e della loro sicurezza, in particolare per quanto riguarda AstraZeneca, dopo i decessi di Stefano Paternò e Davide Villa su cui sono state aperte due inchieste. «I vaccini in Italia e in Europa sono tutti efficaci e sicuri», ha detto il ministro, «ma ciò non toglie che continueremo a verificare e controllare tutto con la massima attenzione». Il governo lavora inoltre affinché le consegne delle dosi da parte delle case farmaceutiche siano puntuali: «Chiediamo con forza alle autorità europee di essere molto rigorose nel rapporto con le aziende farmaceutiche per il rispetto dei contratti. Serve fermezza, perché ogni ritardo produce un danno alla nostra campagna di vaccinazione».
Immunità di gregge con una copertura dell’80% della popolazione
Sempre secondo la Repubblica, il piano del commissario Francesco Paolo Figliuolo prevede che il 15 settembre venga raggiunta l’immunità di gregge con una copertura dell’80% della popolazione, compresi gli under 16. A condizione però che non ci siano né ritardi nelle consegne, né resistenze nella popolazione. E che si viaggi a un ritmo di 500 mila somministrazioni al giorno, ovvero tre volte di più rispetto alla velocità attuale. A fare le iniezioni, oltre ai medici di base, saranno chiamati odontoiatri, farmacisti, medici sportivi, specializzandi. Palazzetti dello sport, teatri, caserme, scuole, fabbriche e siti della grande distribuzione potranno diventare hub, mentre la Conferenza episcopale italiana si è impegnata a mettere a disposizione parrocchie e oratori.
In arrivo 137 milioni di dosi
Nei prossimi sei mesi l’Italia attende 137 milioni di dosi: 52 milioni da aprile a giugno, il resto entro settembre. La maggior parte delle consegne sarà di Pfizer (61 milioni), poi AstraZeneca (25 milioni), Johnson & Johnson (23 milioni), Moderna (17 milioni) e Curevac (14 milioni). Erano previsti 16 milioni di vaccini entro il 30 marzo, ma ad oggi solo la metà è stata effettivamente consegnata. Figliuolo ha quindi ordinato un monitoraggio costante del fabbisogno a livello locale, prevedendo la possibilità di inviare apposite task force sanitarie e un maggior numero di dosi nelle aree in cui si accendono dei focolai.
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