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L’Iss ha appena rilasciato 2,9 tonnellate di spazzatura nell’orbita terrestre – Il video

16 Marzo 2021 - 16:58 Luca Covino
Si tratta dell'accumulo di 48 batterie al nichel-idrogeno sostituite sulla piattaforma. Nel giro di qualche anno si "auto-smaltiranno"

Quasi tutto ha un costo ambientale, anche nello spazio. Nelle ultime ore la Stazione Spaziale Internazionale ha rilasciato nello spazio, tramite un braccio robotico, una quantità di rifiuti pari a 2,9 tonnellate. Si tratta dell’accumulo di 48 batterie al nichel-idrogeno sostituite sulla Stazione negli ultimi anni, e rappresenta la più grande spazzatura spaziale mai entrata nell’orbita terrestre. La Nasa ha dichiarato che il materiale resterà nell’orbita della Terra per un periodo che varia dai due ai quattro anni, per poi scendere e bruciare nell’atmosfera del pianeta.

Lo space debris

Qualsiasi mezzo nello spazio genera rifiuti, organici e non. La maggior parte di questi sono rilasciati nell’orbita “bassa”. Qui i rifiuti, una volta entrati nell’orbita terrestre, si “bruciano”. I detriti subiscono anche l’influenza della Luna come del vento solare, proprio come nel caso delle 2,9 tonnellate dell’Iss che tra qualche anno si auto-smaltiranno. Lo space debris, ovvero l’inquinamento da rifiuti nello spazio, potrebbe sembrare un problema remoto. In realtà la questione è da almeno 50 anni al centro delle attenzioni degli studiosi e degli esperti impegnati nelle esplorazioni. Dal 1993, per esempio, esiste la Iadc, la Inter-Agency Space Debris Coordination Committee, che si occupa attraverso la collaborazione con le varie agenzie spaziali di monitorare e suggerire soluzioni per affrontare il problema dei detriti nello spazio.

La fisica applicata ai rifiuti

Nel 1978, in particolare, il consulente della Nasa Donald J. Kessler fece studi sul tema. Lo scienziato costruì una teoria, la Sindrome di Kessler, che prese il suo nome. In sostanza, basandosi sulla questione dell’inquinamento da space debris, ombra lunga della corsa allo spazio dei decenni precedenti, Kessler aveva creato uno scenario nel quale una massa di detriti intorno alla Terra entravano in collisione tra loro, scatenando una reazione a catena che rischiava di generare una quantità pressoché esponenziale di collisioni. Questo effetto domino rischiava di non permettere più di percorre l’orbita bassa della Terra, a causa della quantità di detriti che ci viaggiavano, anche con direzioni e velocità incontrollabili fino a 57 mila chilometri orari. Lo studio non servì soltanto a nutrire l’immaginario (scientifico) di certi film space-horror, ma contribuì al dibattito sul tema dei rifiuti nello spazio. Una questione complessa da risolvere in modo diretto, in quanto anche detriti di piccole dimensioni sono difficili da recuperare proprio per la fisica dello spazio che li muove.

Video: Twitter/@Robo_Kam

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