Stop ad AstraZeneca, la Lombardia promette di recuperare il ritardo allungando i turni. I medici: «Nessuno ci ha avvisato»
Lo stop in via precauzionale al vaccino prodotto da AstraZeneca ha costretto i centri vaccinali in tutta Italia a sospendere le somministrazioni previste in questi giorni per circa 200 mila cittadini. In attesa che l’Ema decida domani sulla sicurezza del preparato, le Regioni stanno pensando a come riassorbire gli effetti dello stop. Auspicando che dall’Ema arrivi il semaforo verde, ieri il Lazio ha annunciato turni straordinari per il personale sanitario, affermando che sarà possibile recuperare in sei giorni le 72 ore perse prolungando gli orari di apertura dei centri. Secondo quanto scrive la Repubblica, la Regione guidata da Nicola Zingaretti sarebbe pronta a vaccinare anche di notte. E la Lombardia?
Oggi il il direttore generale dell’assessorato al Welfare, Giovanni Pavesi, ha detto in Consiglio regionale che i 33.500 cittadini il cui appuntamento con il vaccino AstraZeneca è stato sospeso o cancellato verranno recuperati in settimana ricorrendo all’overbooking e allungando gli orari d’apertura dei centri. La ricetta insomma è la stessa, ma dall’assessorato fanno sapere a Open che «la Lombardia ha una capacità vaccinale molto superiore al Lazio, per riassorbire 33.500 vaccinazioni non deve fare i salti mortali». E aggiungono che su questa vicenda «il Lazio sta facendo un po’ di propaganda».
Mazzacane (Cisl): «Non esistono medici in sovrannumero»
Ma il problema vero è un altro. Come spiega Danilo Mazzacane, segretario generale della Cisl Medici Lombardia, non solo finora «non è giunta alcuna comunicazione alle organizzazioni sindacali» in merito a overbooking e allungamento degli orari. Ma «non esistono medici in sovrannumero» da poter dedicare alle vaccinazioni, perché negli ospedali lombardi decessi e ricoveri sono in aumento. Considerazione condivisa peraltro dallo stesso assessorato al Welfare, che definisce «complicato» spostare personale sanitario dagli ospedali alla vaccinazione.
C’è poi un ulteriore elemento di forte criticità. Spiega sempre Mazzacane: «Avendo scatenato il panico su AstraZeneca, chi accetterà di somministrare le dosi senza uno scudo penale?». A preoccupare i camici bianchi è stata soprattutto l’iscrizione nel registro degli indagati di un medico e di un infermiere dell’ospedale militare di Augusta nell’inchiesta sulla morte del sottufficiale di Marina Stefano Paternò. In Sicilia sono arrivati gli avvisi di garanzia, mentre per il caso dell’insegnante di Biella Sandro Tognatti il fascicolo è stato aperto contro ignoti, permettendo comunque di realizzare l’autopsia.
Anelli (FNOMCeO): «Necessario lo scudo penale»
A chiedere al governo Draghi di varare uno scudo penale è anche Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, secondo il quale indagare i medici che hanno somministrato il vaccino «rischia di essere un forte deterrente e mette a rischio la campagna vaccinale». Di diverso avviso Federico Gelli, relatore della legge 24/2017 sulla responsabilità professionale e presidente della Fondazione Italia in Salute.
Per lui i vaccinatori non rischiano nulla anche con l’attuale quadro normativo: «Il professionista si è comportato in maniera corretta, ha fatto una somministrazione di un farmaco autorizzato a tutti i livelli e non può essere chiamato in causa», ha detto Gelli al periodico online Sanità informazione. Piuttosto, qualora venisse accertato un nesso causale tra la vaccinazione e la morte di un paziente, nesso finora escluso, a risponderne dovrebbero essere «la casa farmaceutica e chi ha autorizzato il vaccino».
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