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I Dpcm sono incostituzionali? No, ecco cosa dice davvero una sentenza della Corte Costituzionale

18 Marzo 2021 - 07:31 David Puente
Dopo tante polemiche e accuse, possiamo dire che la Consulta non abbia affatto contestato il modello legislativo utilizzato per gestire l'emergenza sanitaria in corso

Quante volte abbiamo sentito sostenere la presunta incostituzionalità dei Dpcm, emessi per affrontare l’emergenza Covid19, da parte di qualche avvocato sui social o attraverso qualche ordinanza emessa da un Tribunale civile? A Open abbiamo trattato spesso l’argomento ricordando che, nonostante siano degli atti amministrativi, l’unico organo competente a dichiarare una legge incostituzionale è la Corte Costituzionale. Dopo un anno di dicerie e denunce formulate da qualche avvocato o associazione, abbiamo finalmente un parere da parte della Consulta attraverso una sentenza depositata il 12 marzo 2021.

Parliamo della sentenza n.37 relativa a un ricorso presentato contro una legge regionale della Valle D’Aosta, la n.11 del 9 dicembre 2020, da parte della Presidenza del Consiglio. Il Governo, infatti, riteneva che vi fossero profili di incostituzionalità a causa di normative contrastanti rispetto a quelle statali, proprio quelle previste dai decreti e dai successivi Dpcm. La Consulta ha dato ragione ai denuncianti, dichiarando incostituzionale la legge regionale ritenendo valide le misure legislative intraprese dal Governo per affrontare l’emergenza sanitaria.

Benché i giudici non siano stati chiamati a discutere la legittimità dei Dpcm, sentenziando contro la legge regionale non ravvisano elementi di incostituzionalità nella modalità di intervento legislativo del Governo Conte nell’affrontare l’emergenza sanitaria. Non solo, al punto 9 della sentenza i Giudici affermano che «il modello offerto dalla legislazione vigente» appaia «conforme al disegno costituzionale»:

9.– Infatti, il modello offerto dalla legislazione vigente, e appena rammentato, se da un lato appare conforme al disegno costituzionale, dall’altro non ne costituisce l’unica attuazione possibile.

È perciò ipotizzabile che il legislatore statale, se posto a confronto con un’emergenza sanitaria dai tratti del tutto peculiari, scelga di introdurre nuove risposte normative e provvedimentali tarate su quest’ultima. È quanto successo, difatti, a seguito della diffusione del COVID-19, il quale, a causa della rapidità e della imprevedibilità con cui il contagio si spande, ha imposto l’impiego di strumenti capaci di adattarsi alle pieghe di una situazione di crisi in costante divenire.

Risulta chiaro che la stessa Corte Costituzionale, chiamata a valutare una legge regionale in contrasto con le misure legislative intraprese per affrontare l’emergenza sanitaria, non abbia contestato sia i decreti che i Dpcm. Al contrario, come abbiamo visto, ne ha giustificato l’utilizzo.

Segnaliamo un articolo di Paolo Tutto Troppo, di professione avvocato, che ha trattato l’argomento con maggiori dettagli.

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