La catena di errori sul caso Astrazeneca, Garattini: «Speranza e Draghi facciano il vaccino per riportare fiducia»
La catena degli errori sul caso Astrazeneca viene da lontano secondo il fondatore dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini, che punta il dito anche sulla casa farmaceutica fino ad arrivare alla decisione dell’Ema di sospendere l’uso in emergenza del vaccino per alcuni giorni, fino al pronunciamento atteso per oggi pomeriggio. Errori soprattuto di comunicazione in piena pandemia di Coronavirus che hanno inevitabilmente diffuso incertezza, se non panico tra chi aveva già ricevuto una prima dose, e alla quale non si potrà che rimediare con informazioni chiare e quanto più uniformi possibili, a cominciare da organi di controllo come l’Aifa.
E perché no anche con il buon esempio delle istituzioni: «Sarebbe importantissimo se le autorità. come il ministro della Salute Roberto Speranza, il premier Mario Draghi e il presidente dell’Aifa si vaccinassero con Astrazeneca – dice Garattini all’Adnkronos – sarebbe un gesto convincente per la popolazione». Secondo il decano della ricerca scientifica in Italia, la sospensione poteva essere evitata. Almeno sulla totalità delle forniture, fermando invece i soli lotti sospetti: «Sarebbe stato meglio avere un approccio più coraggioso – ha detto in un’intervista a Il Messaggero – anziché andar dietro alla decisione della Germania. In fondo stiamo parlando di un vaccino approvato dall’Ema, che ha già ribadito più volte che i benefici superano i rischi».
Prima di assistere però alla scarsa fermezza delle agenzie del farmaco e dei governi, più la confusione del limite d’età prima fissato e poi modificato, Garattini ricorda quanto tutta la vicenda del vaccino di Astrazeneca contro il Coronavirus fosse iniziata con un inciampo. E rispolvera quella prima uscita pubblica dei vertici della casa farmaceutica: «Quando ha divulgato prima delle percentuali e poi le ha modificate con altre. Tutto questo tramite la stampa. Non si può e non si devono divulgare informazioni così importanti, in un contesto delicato come quello creato da questa pandemia, tramite comunicati stampa o interviste sui media. Abbiamo bisogno di pubblicazioni scientifiche su riviste serie e non annunci più o meno propagandistici».
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