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Draghi a Bergamo: «Qui il dolore di un’intera nazione. Il Paese vuole rialzare la testa: con più vaccini ridurremo i ritardi» – Il video

18 Marzo 2021 - 11:50 Giulia Marchina
«Ci sono immagini che il nostro Paese non dimenticherà mai e che lo hanno segnato profondamente», ha detto in un videomessaggio pubblicato su Facebook Roberto Fico

Mario Draghi è arrivato a Bergamo poco prima delle 11 di questa mattina, 18 marzo, e ha posato una corona d’alloro sulla stele dedicata alla Giornata internazionale delle vittime del Coronavirus al cimitero monumentale di Bergamo, mentre veniva letta la poesia di Ernesto Olivero che è scolpita sulla stele. Il premier si è poi spostato al Parco Martin Lutero alla Trucca, per la cerimonia laica di inaugurazione del Bosco della Memoria dove saranno piantati i primi 100 alberi in ricordo dei caduti per Covid.

«Vorrei vi sentiste vicini nella speranza e nella tristezza. Lo Stato c’è. Non possiamo abbracciarci ma questo è il giorno in cui dobbiamo sentirci tutti più uniti», ha detto Draghi durante il suo discorso. «In questa città non vi è nessuno che non abbia avuto un familiare colpito dalla malattia. Cari bergamaschi, avete vissuto giorni terribili in cui non vi era permesso vedere i vostri cari e accompagnarli fino all’ultimo. Una tragedia ha investito questa città: era la sera del 18 marzo, esattamente un anno fa. Il nostro pensiero commosso va quindi alle vittime. In questa giornata c’è un impegno solenne che prendiamo: promettiamo agli anziani che le persone fragili siano assistite come meritano. Siamo qui per celebrare la memoria, perché la memoria di quanto accaduto non si appanni».

Il ricordo per gli operatori sanitari

«Vorrei ricordare gli operatori dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. In questi mesi hanno dato un contributo straordinario di professionalità e di dedizione, spesso pagato con la vita», ha aggiunto il premier. «Vorrei ricordare il miracolo – e non si può definire diversamente – dell’ospedale da campo della Fiera di Bergamo. Allestito in pochi giorni dagli Alpini, dalla Protezione Civile e dagli artigiani volontari. E sostenuto dalla grande generosità dei cittadini bergamaschi. Il sindaco Giorgio Gori ricorda nel suo libro – che ha come titolo Riscatto – anche i mille volontari, ragazze e ragazzi, che hanno aiutato le persone in difficoltà. Il sindaco li ha chiamati, a ragione, i “nuovi mille” di Bergamo».

Bergamo, «esempio prezioso»

«Tutta la comunità bergamasca ha dato prova di saper reagire, di trasformare i lutti e le difficoltà in voglia di riscatto, di rigenerazione» – ha detto Draghi durante la cerimonia. «Il suo esempio è prezioso per tutti gli italiani che, sono certo, non vedono l’ora di rialzare la testa, ripartire, liberare le loro energie che hanno reso meraviglioso questo Paese».

Il ruolo fondamentale dei vaccini

Il premier ha ricordato che «L’incremento nelle forniture di alcuni vaccini aiuterà a compensare i ritardi da parte di altre case farmaceutiche. Abbiamo già preso decisioni incisive nei confronti delle aziende che non mantengono i patti». Durante la commemorazione una tromba ha scandito il minuto di silenzio nazionale. Sulla facciata del Palazzo della Ragione della città lombarda sarà infine esposto un grande cuore tricolore, per ricordare tutte le vittime della pandemia che in Italia: oggi se ne contano complessivamente 103.432.

18 marzo, giorno dei camion di Bergamo

ANSA | La colonna di mezzi militari che attraversano Bergamo provenienti del cimitero monumentale per trasportare i feretri dei morti da Coronavirus che il camposanto bergamasco non riesce più a gestire per il numero troppo elevato

Un anno fa una fila di convogli militari attraversava la città di Bergamo, nella notte, per portare via le bare dei cittadini vittime del Coronavirus. I decessi erano così tanti che i cimiteri non avevano più lo spazio necessario per le tumulazioni. L’immagine, ripresa da alcuni cittadini, è diventata il simbolo del dramma generato dalla prima ondata di pandemia in Italia. Quella foto, che tutti abbiamo imparato a conoscere, ha fatto il giro del mondo in qualche ora.

Nella bergamasca, all’inizio della pandemia, il bilancio segnava quasi 200 decessi al giorno nel mese di marzo: 5.919, secondo un rapporto diffuso dall’Istat e dall’Istituto superiore di Sanità. Il numero sale poi a 6.238 se si conteggiano le vittime al 20 febbraio, e cioè alla vigilia del primo caso di Covid confermato in Italia, a Codogno. Nella prima ondata, nella provincia di Bergamo 6 dottori sono morti e 150 hanno contratto il virus.

GOOGLE TREND| L’andamento dei decessi a Bergamo e provincia

La commemorazione

«Ci sono immagini che il nostro Paese non dimenticherà mai e che lo hanno segnato profondamente». Inizia così il videomessaggio pubblicato su Facebook dal presidente della Camera Roberto Fico. «Come quelle del 18 marzo dello scorso anno: i camion dell’esercito che a Bergamo trasportavano le bare dei morti verso i luoghi di sepoltura. Una dolorosa sequenza che restituiva in tutta la sua drammaticità la gravità dell’emergenza sanitaria».

E ancora: «Quella data – ha sottolineato l’esponente del M5S – è stata scelta per la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid. Oltre centomila persone hanno perso la vita in Italia a causa del virus. Dietro questo numero ci sono le storie di intere famiglie devastate dal dolore per la perdita dei propri affetti, a cui va il nostro pensiero».

Fico coglie poi l’occasione per spiegare che «La sanità pubblica è un pilastro fondamentale della nostra democrazia, essenziale per l’effettiva tutela del diritto alla salute e per la garanzia dei principi di uguaglianza e solidarietà. Per questo devono essere destinate risorse umane e finanziarie consistenti e significative. Ciò non solo per rispondere alle situazioni di emergenza ma soprattutto per assicurare servizi adeguati per tutti i cittadini ogni giorno».

Premio Nobel a medici e infermieri

Intanto è notizia di ieri, 17 marzo, che gli infermieri e i medici italiani sono stati candidati al Nobel per la Pace 2021, dopo la proposta della Fondazione Gorbachev e di Lisa Clark, che ha vinto il prestigioso riconoscimento nel 2017. «Il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria, nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro», ha scritto Clark nella motivazione.

«Ho candidato il corpo sanitario italiano al premio Nobel per la Pace poiché la sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a se stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze».

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