Rider lavoratori dipendenti: così la Spagna può fare scuola in Unione europea
Il governo spagnolo guidato da Pedro Sanchez ha raggiunto un accordo con i sindacati che si è chiuso con il riconoscimento di status di dipendenti per i rider che lavorano per aziende di consegna di prodotti di consumo o merce attraverso le piattaforme digitali, come Deliveroo, Glovo e UberEats. L’accordo siglato consiste nell’includere nello Statuto dei Lavoratori la categoria dei rider: «Si presume ricompresa nell’ambito della presente legge l’attività delle persone che prestino servizi retribuiti consistenti nella consegna o distribuzione di qualsiasi prodotto o merce di consumo, per conto di datori di lavoro che esercitano le facoltà imprenditoriali di organizzazione, direzione e controllo in maniera diretta, indiretta o implicita, mediante la gestione algoritmica del servizio o delle condizioni di lavoro, attraverso una piattaforma digitale». La Spagna è stato «il primo Paese dell’Unione europea a legiferare in materia. La loro vita cambierà radicalmente: migliaia di lavoratori diventeranno dipendenti, avranno i contributi pagati e avranno diritto a tutte le tutele sociali che oggi non hanno», ha riferito la ministra del Lavoro, Yolanda Diaz.
March 11, 2021
Il testo dell’accordo tra rider e governo spagnolo
Nel testo dell’accordo è altresì previsto che «i sindacati dovranno essere informati sulle regole che governano algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale che possono avere un impatto sulle condizioni di lavoro». In sostanza, nel testo di legge, verrà richiesta alle aziende massima trasparenza per qualsiasi sistema di valutazione che monitora le prestazioni o profila i lavoratori. Questo elemento va nella direzione di alcune recenti sentenze, tra cui quella della Corte Suprema britannica che ha stabilito che i conducenti di Uber dovrebbero essere classificati come «dipendenti» e non come «lavoratori autonomi». E nella stessa direzione potrebbero andare presto anche l’Unione Europea e, di conseguenza, gli Stati membri, in particolare concentrandosi sulla gestione algoritmica delle piattaforme di ride-hailing e sull’accesso ai dati che le piattaforme della gig-economy detengono.
Le contestazioni da parte delle piattaforme
Dal canto loro, le società di food delivery non hanno accolto favorevolmente l’accordo tra sindacati e governo spagnolo, chiedendo di fare un passo indietro, sostenendo che questa tipologia di legge rischierebbe di non garantire la flessibilità e l’autonomia dei lavoratori, non permettendo loro di decidere quando lavorare. Secondo le aziende questa norma rappresenterebbe «un attacco ai principi più basilari della libertà d’impresa e dei diritti di proprietà intellettuale» e hanno avvertito che questa legge potrebbe portare «ripercussioni sia sui lavoratori, sia sui servizi di ristorazione, riducendo le aree in cui l’offerta potrà essere attiva».
La situazione dei rider in Italia
Recentemente in Francia la divisione di Just Eat Takeaway ha manifestato l’intenzione di assumere 4.500 fattorini come dipendenti, offrendo loro un contratto a tempo pieno, accompagnato da un salario minimo orario. Sul fronte italiano, sempre la medesima azienda ha iniziato ad assumere i rider a Monza, secondo il modello Scoober. Ai rider sono stati offerti contratti di lavoro di tipo subordinato, con retribuzione di 7,50€ l’ora e le relative tutele del lavoro dipendente: ferie, malattia, congedi di maternità e paternità, pagamento incrementato del lavoro notturno e festivo, coperture assicurative e contributi versati. Al contempo, la procura di Milano ha contestato 733 milioni di multa le quattro principali società di food delivery (Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo) che, dal momento della sentenza (24 febbraio 20221), avranno 90 giorni per adeguarsi alla legge e assumere i loro 60 mila rider come lavoratori parasubordinati. Se lo faranno, pagheranno un quarto delle ammende, altrimenti verranno presi «provvedimenti» specifici.
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