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Draghi: «Mi vaccinerò con AstraZeneca». E sulla scuola: «Sarà la prima a riaprire quando i contagi lo permetteranno» – La conferenza stampa

19 Marzo 2021 - 23:07 Redazione
Il premier torna a parlare di campagna vaccinale. L'obiettivo è arrivare a 500 mila dosi al giorno entro metà aprile

«Non mi sono ancora prenotato ma farò AstraZeneca». Nella sua prima conferenza stampa in occasione della presentazione del decreto Sostegni, il premier non poteva non parlare del caso del vaccino dell’azienda anglo-svedese dopo lo stop durato quattro giorni. Mario Draghi ha cercato di rassicurare sulla tenuta del piano vaccinale anti-Coronavirus, promettendo che saranno somministrate 500 mila dosi al giorno a metà aprile (attualmente siamo a 165 mila). Con o senza l’Europa: «Bisogna essere pratici, si cerca di stare insieme ma qui si tratta della salute, se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo, se non funziona bisogna andare per conto proprio». Per quanto riguarda il vaccino russo però, il premier è determinato a seguire l’Europa: «Se l’Ue prosegue su Sputnik V bene, sennò si procederà in un altro modo».

Il piano vaccinale e le Regioni: «Troppa difformità»

Sui vaccini Draghi ha difeso i risultati raggiunti finora, ricordando che «l’Italia complessivamente è seconda in Europa per vaccinazioni», anche se molto distante dal Regno Unito. Il problema, al di là della consegna dei vaccini da parte delle case farmaceutiche, sono le Regioni. «Noi andiamo forte a livello nazionale ma le Regioni sono molto difformi, alcune arrivano al 25% e altre al 5%: sono difformi nei criteri e nelle capacità di somministrare i vaccini. Bisogna darsi regole comuni, anzianità e fragilità sono quelle da cui partire: se ci sono problemi di capacità, lo Stato c’è per aiutare queste regioni. Ma ho l’impressione che ci sia disponibilità alla collaborazione da parte delle Regioni».

Scuola e Mes all’insegna del pragmatismo

Sulla scuola – alla quale sono stati destinati 300 milioni di euro nel decreto Sostegni – il premier ha rassicurato sulla riapertura, pandemia permettendo. «Per quel che mi riguarda la scuola sarà la prima a riaprire quando la situazione dei contagi lo permetterà. Sarà la prima attività a essere riaperta, riprendendo perlomeno la frequenza scolastica fino alla prima media». Un ragionamento pragmatico, come quello che il premier fa sul Mes. Al momento il livello dei tassi di interessi è tale che prendere il Mes non è prioritario. In più è essenzialmente investito nella sanità, quando avremo un piano sanità condiviso dal parlamento e dall’opinione pubblica allora ci chiederemo se vale la pena, prenderlo senza vere un piano piò significare buttare via i soldi».

Appalti

A proposito di investimenti, il premier ha espresso frustrazione per la lentezza con cui vengono realizzati. «È difficilmente comprensibile che ci siano milioni e milioni di euro stanziati per lavori con una lista che oramai abbia superato i 100 progetti e che ancora non si riesca a partire. Indubbiamente sono necessarie semplificazioni, non credo cancellare i codice appalti».

Usa-Russia

Infine, rispondendo alle domande dei giornalisti, il premier ha anche commentato il nuovo scontro tra Stati Uniti e Russia, nato dopo le frasi del presidente americano Biden che in un’intervista ha definito Putin un assassino. «Crisi è una grossa parola, per ora c’è uno scambio di complimenti» ha dichiarato Draghi. «Non so se porterà a una crisi ma non so se avrà impatto su di noi. Noi siamo un Paese fondato su europeismo e atlantismo: i nostri rapporti nell’ambito delle nostre relazioni internazionali non sono in discussione».

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