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La Sardegna torna arancione. Crisanti: «Pronti a presentare un’istanza. Il sistema delle zone va cambiato» – L’intervista

21 Marzo 2021 - 16:09 Fabio Giuffrida
Parla il professore dell'Università di Padova che ha lavorato alla campagna di screening dell'isola: «Il rischio è che si penalizzi chi fa più attività di sorveglianza»

«Lo avevo messo in conto. Certo, la mia reazione è stata di frustrazione e dispiacere. Abbiamo sforato di un solo indicatore che si riferisce a una settimana fa e che riguarda pochi casi di Covid. E, intanto, ci ritroviamo in zona arancione a partire da domani 22 marzo. Questo non è altro che un campanello d’allarme affinché i cittadini capiscano che devono fare attenzione, che la zona bianca non è un dono dal cielo. Poi c’è la questione del sistema a colori che va certamente “rifinito”, altrimenti rischia di penalizzare chi fa più attività di sorveglianza, quindi più screening, come noi in Sardegna».

A parlare a Open è il professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, Andrea Crisanti, che ha collaborato alla campagna Sardi e sicuri, contribuendo a portare la Sardegna in zona bianca (per tre settimane, a partire dall’1 marzo, infatti, è stata l’unica regione italiana a tenere aperti bar e ristoranti anche a cena e a spostare il coprifuoco alle 23.30). Proprio nel giorno in cui il ministro della Salute Roberto Speranza ha confermato di voler proseguire con il sistema a colori anche dopo il 6 aprile, il virologo non risparmia critiche al governo Draghi nella gestione della pandemia, a cominciare proprio dalla divisione in zone che ha portato al “declassamento” della Sardegna.

«Sono convinto che lo slittamento durerà pochissimo – spiega Crisanti -. Tra l’altro c’è la possibilità di fare una riclassificazione presentando un’istanza. Penso che la Sardegna la farà già la prossima settimana, non aspetteremo il 12 aprile». Secondo il combinato disposto degli ultimi due decreti adottati dal governo, per cambiare nuovamente colore l’isola dovrebbe registrare parametri sotto soglia per almeno 3 settimane consecutive. Dunque – almeno teoricamente – se ne riparlerebbe dopo Pasqua.

«Questo è un campanello d’allarme»

Il passaggio in zona arancione è dovuto all’aumento del numero e della dimensione dei focolai oltre che alla diffusione delle varianti: «È normale che, se in un comune viene registrato un focolaio, si testano tutti e aumentano i positivi. È naturale, dunque, che ci siano oscillazioni, per questo bisognerebbe introdurre un po’ di flessibilità nel sistema a colori che, di fatto, andrebbe “rifinito”. Bisognerebbe calcolare, ad esempio, la dinamica della settimana e non il totale dei casi», dice.

«Serve più flessibilità nel sistema a colori»

Crisanti lo illustra con un esempio semplice: «Se il lunedì ho tanti casi (anche 250 ogni 100 mila abitanti) perché ho fatto migliaia di test, e il sabato pochissimi o addirittura zero grazie alle misure di controllo messe in atto che di fatto hanno bloccato la trasmissione del virus in settimana, vuol dire che già il venerdì la situazione epidemiologica è cambiata ed è in netto miglioramento. Quindi non è corretto andare automaticamente in zona arancione. Serve più flessibilità». La soluzione proposta dal docente si basa sul definire e «commisurare le zone in base alle misure di contenimento prese». Altrimenti, tuona Crisanti, «finisce che noi che facciamo più tamponi e dunque troviamo più positivi, rischiamo di essere penalizzati».

In Sardegna indice Rt in aumento, +32,5% di contagi

I dati che hanno allarmato il governo riguardano l’indice Rt medio passato nell’ultima settimana da 0,89 a 1,08 e il numero di persone contagiate, solo nell’ultima settimana, aumentate del 32,5 per cento al punto che la Regione ha istituito alcune zone rosse a Sarroch, La Maddalena e Sindia. «Ma è pochissimo il 32,5 per cento», precisa il prof dell’Università di Padova. In Sardegna il numero di casi ogni 100 ra zero grazie alle misure di contromila abitanti rimane a 43 e il tasso di occupazione delle terapie intensive è decisamente sotto la soglia d’allarme.

Nel dettaglio, ieri 20 marzo, come si legge sull’ultimo bollettino della Protezione Civile e del ministero della Salute, erano 175 i ricoverati con sintomi, 22 i pazienti in terapia intensiva, 12 mila in isolamento domiciliare e quasi 13 mila gli attualmente positivi. In 24 ore sono stati registrati 102 nuovi casi con quasi 3 mila tamponi (+2.889).

«AstraZeneca? Una tempesta in un bicchier d’acqua»

Quanto al vaccino AstraZeneca, prima sospeso su tutto il territorio nazionale, poi riabilitato dall’Agenzia europea per il farmaco, Crisanti dice: «È efficace e sicuro. Abbiamo assistito a una tempesta in un bicchier d’acqua, scatenata dal panico ingiustificato alla luce delle dichiarazioni dell’Ema. Certo, sono stati commessi degli errori a livello internazionale e, da quando la Germania ha deciso di sospenderlo, tutti gli altri si sono fatti prendere dal panico. Se l’ha fatto la Germania, allora lo facciamo anche noi…».

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