Orlando dopo l’accordo sul fisco: «L’alleanza con il M5S non è in dubbio. Non vogliamo essere omologati alla Lega»
«Mi auguro si possa convergere su un punto: un conto è il fisco amico, un altro è indebolire la fedeltà fiscale». Sono queste le considerazioni sui 5 telle che il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, mette sul piatto in un‘intervista a la Repubblica, dopo che il Pd è riuscito ad opporsi alla volontà della Lega e del M5S di far passare all’interno del decreto sostegno quello che sarebbe stato un condono fiscale. Ma, nonostante questo attrito, il dem avverte che «non è il momento di far pesare sul governo le bandiere propagandistiche. Ma è chiaro che non vogliamo essere omologati alla Lega». Il Pd è però alla ricerca di un’identità dopo l’arrivo del nuovo segretario, i vari scossoni delle ultime settimane e i continui botta e risposta con Matteo Renzi. «Il riformismo dovrebbe abolire gli slogan, entrare nel merito», dice Orlando rispondendo a Renzi.
Per il leader di Italia Viva, il Jobs Act ha funzionato, mentre il Reddito di Cittadinanza no. «Entrambi – sottolinea Orlando – hanno funzionato su alcuni fronti e su altri no». Il ministro del Lavoro difende quindi la riforma bandiera del Movimento 5 stelle con cui il Pd è ancora in una solida alleanza: «La discussione è sul dove è maturo quest’asse, nelle città, e su come va realizzato su basi programmatiche». Sul fronte interno, Orlando ribadisce come la questione sociale debba diventare cruciale per l’identità del partito: «La crisi pandemica è diventata sociale… Che ci si arrivi grazie a una cultura socialista, cristiano sociale o di un liberalismo socialmente orientato mi interessa poco».
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