Coronavirus, l’Europa apre al vaccino cinese CanSino. Tre gli Stati in trattativa, ma l’Italia aspetta l’Ema
La nuova frontiera della strategia anti Covid europea potrebbe arrivare dalla Cina. Il vaccino asiatico prodotto dal gruppo farmaceutico CanSino Biologics sarebbe al centro delle trattative di tre Paesi membri che l’azienda produttrice al momento preferisce tenere segreti. Solo quattro giorni fa l’Ungheria era stata la prima in tutta l’Ue a concedere il via libera per l’uso d’emergenza del farmaco cinese, ora la notizia riportata dal vicepresidente senior di CanSino, Pierre Morgon, racconta di una strategia europea aperta all’aiuto cinese. «Stiamo valutando di estendere la nostra impronta normativa e l’Europa è decisamente nelle carte», ha detto alla rivista americana Bloomberg.
I dubbi sul monodose
Il 24 marzo l’azienda aveva presentato richiesta all’ente cinese di regolamentazione dei medicinali per l’uso di massa del vaccino anti Covid-19, di fatto il terzo gruppo farmaceutico a presentare richiesta, dopo Sinopharm e Sinovac. Sulla base dei risultati preliminari della fase 3 dei trial clinici il vaccino monodose Cansino garantirebbe una percentuale di efficacia pari al 65,28% per i casi sintomatici dopo 28 giorni dalla somministrazione, dopo 14 giorni al 68,83%. Sui casi gravi la protezione sarebbe più alta: 90,98% a 28 giorni, 95,47% dopo 14 giorni. Dati preliminari che però non sarebbero stati oggetto di uno studio dettagliato pubblicato su una rivista scientifica, al contrario di quanto successo con la sperimentazione di fase 3 sia di Pfizer che del vaccino Sputnik V russo.
«Anche CanSino ha intenzione di farlo» ha detto Morgon senza spiegare quando. Gli acquisti europei del vaccino CanSino segnerebbero una svolta significativa nell’introduzione globale dei vaccini Covid cinesi. La seconda economia più grande del mondo ha prodotto 4 dei 12 vaccini ora disponibili in tutto il mondo. Le dosi sono state indirizzate principalmente ai Paesi in via di sviluppo che attualmente lottano per accedere a quelli prodotti da aziende occidentali come Pfizer e AstraZeneca.
L’abitudine di non pubblicare dati sufficienti all’approvazione apparterebbe in realtà alle aziende farmaceutiche cinesi in generale: Sinovac Biotech con sede a Pechino è stata oggetto di preoccupazione proprio per la mancanza di uno studio scientifico dettagliato. Tanto che lo stesso governo di Singapore ha preferito non procedere all’approvazione senza chiedere dati aggiuntivi. A Hong Kong invece la decisione è stata quella di esentare il gruppo Sinovac dall’obbligo di pubblicazione su riviste sottoposte a revisione paritaria al fine di approvare lo scatto per l’uso locale.
Il Ministero della Salute apre al vaccino cinese: «Ma prima i dati»
Sono tre gli Stati membri che nelle ultime ore si sarebbero avvicinati alla casa produttrice cinese con sede a Tianjin per discutere di un possibile acquisto. Nel riferire la notizia il vicepresidente Morgon ha scelto di non svelare l’identità dei tre governi. Secondo quanto il Ministero della Salute riporta a Open l’Italia non sarebbe tra i Paesi al momento in accordo, pur non escludendo la possibilità di aprire al farmaco cinese. «Tutto quello che si dimostrerà sicuro ed efficace sarà ben accetto e quindi anche il vaccino cinese» fanno sapere dal governo, sottolineando d’altra parte come la discriminante per ogni accordo rimanga la valutazione di Ema. «Al momento non risulta nessuna richiesta arrivata all’ente regolatore europeo» aggiunge il ministero.
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