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Oggi faccia a faccia tra Draghi e le Regioni per serrare le fila sui vaccini: riaperture solo da metà aprile, ma in giallo rafforzato

29 Marzo 2021 - 09:06 Giada Giorgi
mario draghi
mario draghi
Il decreto in arrivo mercoledì dovrà contenere il vero cambio di passo per il piano vaccinale nazionale, le Regioni chiedono dosi e un calendario degli arrivi. Sulle misure restrittive avanza il compromesso per la zona gialla. L'ipotesi di rimborsi selettivi al vaglio del premier

Un incontro decisivo quello che il presidente del Consiglio Mario Draghi avrà nella giornata di oggi con le Regioni. Quelle stesse che in Senato giorni fa il premier aveva ammonito per aver trascurato «gli anziani in favore di gruppi di potere». Il riferimento era ai piani vaccinali regionali, ancora troppo differenti di zona in zona e a cui il nuovo decreto ora mira per l’ulteriore cambio di passo da compiere da aprile. Ma il decreto in arrivo mercoledì dovrà contenere anche tutte le indicazioni su colori e misure restrittive che dal 7 al 30 aprile guideranno la strategia anti Covid del Paese.

A questo proposito la novità sembrerebbe quella di un ulteriore compromesso tra Mario Draghi e Lega sull’ipotesi di stop alla zona gialla fino a maggio. Nodo finale sarà quello dei ristori: la proposta di Gelmini e Giorgetti sui sostegni selettivi è al vaglio del premier, insieme al tema centrale dello scostamento di bilancio con una cifra intorno ai 20 e i 30 miliardi di deficit.

Il piano vaccini

Ritmo di somministrazione e ripartizione delle dosi in arrivo

500 mila somministrazioni al giorno: la tratattiva sui vaccini tra governo e Regioni, che si terrà oggi 29 marzo alle 16, non potrà che puntare sull’obiettivo ormai ribadito più volte da Draghi come elemento essenziale per l’uscita dal tunnel entro l’estate. Le Regioni da parte loro chiedono più dosi e un calendario preciso delle forniture in arrivo. Il piano vaccinale sarà da rivedere in funzione delle criticità che verranno espresse dai singoli territori, prevedendo task force di Protezione Civile e Difesa da inviare nell’immediato a chi ne farà richiesta.

Entro il 3 aprile dovranno arrivare in Italia oltre 1 milione di dosi di Pfizer, 500 mila dosi di Moderna e 1,3 milioni di Astrazeneca. Nella speranza che tutto arrivi in tempo, il punto sarà decidere come ripartire la fornitura tra i territori. Tra gli argomenti all’ordine del giorno sarà proprio il criterio di suddivisione tra Regioni: al momento quello in base alla popolazione residente, senza il calcolo degli under 16, sembrerebbe quello più gettonato.

Hub vaccinali

L’altra urgenza sollevata da diversi presidenti di Regione è la necessità di punti vaccinali minori in quei territori in cui le caratteristiche geografiche rendono difficile ai cittadini raggiungere gli hub più grandi. Sicilia, Calabria e Liguria le Regioni in prima linea per la richiesta.

Le fughe in avanti sui vaccini dei governatori

Il generale Figliuolo presente all’incontro di oggi sarà chiamato a confrontarsi con le Regioni sul complesso tema del mercato “parallelo” dei vaccini. Le singole amministrazioni sono sul piede di guerra in merito agli accordi che già in parte avrebbe chiuso con alcune società di produzione. Lo ha dimostrato tra tutti il governatore della Campania De Luca: l’intesa trovata con il fondo russo per l ‘acquisto di Sputnik V aspetta solo un via libera di governo e Aifa.

Nelle ultime ore il presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini aveva frenato: «Siamo una nazione, non siamo venti piccole patrie», riferendosi alla necessità di trovare un passo comune anche sul delicato tema dell’acquisto regionale dei vaccini. Per poi ribadire che se il permesso fosse accordato «ognuno potrebbe senz’altro darsi da fare».

Cosa fare con i medici no vax

Il decreto in arrivo mercoledì comprenderà un’ampia parte allo studio della ministra della Giustizia Marta Cartabia. L’obbligo vaccinale per il personale sanitario che è a contatto con i pazienti torna a imporsi come tema centrale soprattutto dopo le migliaia di defezioni alle somministrazioni da parte di medici, infermieri e oss. Per chi non dovesse rispettare l’obbligo potrebbero essere previste sanzioni: dallo spostamento di reparto al demansionamento, in ogni caso lontano dalla possibilità di cura dei pazienti.

Al momento sembrerebbe non essere contemplata la possibilità di licenziamento. Ma le aziende ospedaliere potrebbero avere l’obbligo di segnalare alla Asl il rifiuto oltre che quello di spostare l’operatore no vax: in alternativa sarebbero sottoposte a sanzione amministrativa.

Lo scudo penale per i vaccinatori

Il ministro Cartabia dovrà presente all’incontro dovrà discutere anche della norma a tutela di medici, farmacisti e operatori in generale chiamati a somministrare il vaccino anti Covid. L’idea è quella di non garantire un vero e proprio scudo, perché di fatto non si può impedire che in caso di danno alla salute dopo la vaccinazione si proceda con un’indagine giudiziaria. L’alternativa al vaglio del governo è quella di una norma che tuteli dalle conseguenze penali chi materialmente somministra il vaccino, tranne che i casi di colpa grave.

Il compromesso sulla zona gialla e lo sconto sulla scuola

L’idea iniziale del governo, sostenuta in primis dalla linea rigorista del ministro della Salute Roberto Speranza, è sempre stata quella di un arancione nazionale. La pericolosa soglia di allarme superata dalle terapie intensive di troppe regioni non consentirebbe neanche dopo Pasqua alcun rilassamento. Ma l’idea dello stop a qualsiasi zona a basso rischio per tutti i territori non era piaciuta fin da subito né alla Lega né a Forza Italia, che ora potrebbero ottenere da Draghi una concessione.

Se la curva lo consentirà, e quindi i valori di Rt, terapia intensive e tasso di incidenza saranno sufficientemente bassi, il congelamento della zona gialla potrebbe decadere. Dopo la metà d’aprile ci potrebbe essere dunque un’operazione di verifica per valutare eventuali modifiche allo stop. La concessione sarebbe quella di una “zona gialla rafforzata” in cui permettere a bar a e ristoranti di riaprire per colazione e pranzo.

E se la Lega sembra mostrarsi più rasserenata all’idea, «ora lavoriamo fianco a fianco del presidente Draghi» dice Salvini, il resto delle Regioni non sembra convinto dell’eventuale allentamento. «Non si può allentare adesso a costo di dover richiudere a maggio», ha dichiarato il presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini. Lo scenario più condiviso dalle amministrazioni è quello di zone rosse e arancioni: quindi con bar e ristoranti chiusi e il divieto di muoversi tra Regioni. L’unico sconto sarà quello fatto alla scuola. Per i territori in rosso tutti in classe fino alla prima media, per quelli in arancione fino alla terza media e il 50% in presenza per le scuole superiori.

Ristori “selettivi”

Proporzionali alle misure di contenimento dovranno essere anche i sostegni pensati per chi ancora una volta sarà costretto a tenere la serranda della sua attività completamente chiusa o abbassata per gran parte della giornata. Il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini ha avanzato la proposta di ristori selettivi, oggi tra le altre questioni al vaglio di governo e Regioni. Niente più sostengo economico a pioggia ma un’attenta valutazione su chi ha più bisogno di rimborsi soprattutto in merito alle restrizioni a cui è costretto.

In zona arancione potranno essere quindi privilegiati bar, ristoranti, palestre, piscine e tutte quelle attività al momento completamente chiuse. A differenza dei negozi che potranno invece restare aperti tranne peggioramenti epidemiologici e quindi decisioni più restrittive. Sulla cifra di 20-30 miliardi di deficit prevista per lo scostamento di bilancio la Lega spinge affinché si privilegino partite Iva e lavoratori autonomi. La conferma che arriva dal governo è che la richiesta di autorizzazione al Parlamento dovrebbe arrivare per metà aprile, contestualmente al Documento di economia e finanza.

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