Le Regioni in pressing sul governo per le riaperture. Toti: «Diamo fiducia al Paese». Speranza frena: «Serve prudenza»
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha partecipato per circa venti minuti alla Conferenza Stato-Regioni. Ha ascoltato l’intervento di Stefano Bonaccini e Giovanni Toti, prima di lasciare il confronto per altri impegni. Tanto è bastato per ricevere sollecitazioni sul tema delle riaperture, affrontato anche da Massimiliano Fedriga e Luca Zaia. «Capiamo bene che oggi debbano rimanere le restrizioni, ma ci piacerebbe fare con voi – ha detto Bonaccini, rivolgendosi a Draghi e ai ministri -, una discussione sulle riaperture». Per il presidente della Conferenza, c’è la necessità di intavolare un dibattito già «stasera, nella giornata di domani – per capire – le modalità con cui riaprire. Occorre mostrare ai cittadini un orizzonte che deve essere sì prudente, ma un orizzonte con dell’ossigeno».
Toti: «Fissiamo delle date di riapertura. Se le cose andranno male, ristoreremo quelle attività»
Il presidente della Liguria, il cui intervento è seguito a quello di Bonaccini, ha precisato: «Nessuno immagina che dopo Pasqua torneremo a fare la vita di prima, ma io credo che dare un po’ di speranza al Paese male non faccia». Toti ha invitato Draghi a guardare ciò che è successo nella scorsa primavera: «In alcune considerazioni, presidente, possiamo imparare da quello che abbiamo vissuto un anno fa, e senza vaccini. A giugno si riaprì timidamente il Paese. Si potrebbero dare delle cadenze ai cittadini, possiamo pensare ad alcuni eventi durante l’estate, a delle fiere, banalmente ai matrimoni nel mese di luglio, magari utilizzando quella forma di sostegni che andrete a votare. Proviamo a far ripartire il Paese con delle date di riapertura per alcune attività. Se, poi, in quella data la pandemia non consentirà di ripartire, allora ristoreremo. Ecco, qualcosa che dia un gusto del futuro lo dobbiamo inventare».
Fedriga: «Tornare alle fasce dalla bianca alla rossa»
Fedriga, del Friuli-Venezia Giulia, ha proposto di tornare da subito alle classificazioni delle regioni per fasce di colore, «dalla bianca alla rossa. Non capisco perché se una regione ha i numeri per essere in fascia gialla non possa esserlo. E non lo capisco anche perché qualche membro del governo continua a ripetere che quelle fasce hanno funzionato». Il ministro della Salute Roberto Speranza, qualche minuto dopo, gli ha risposto dicendo che la diffusione della variante inglese ha alterato i tassi di ospedalizzazione nonostante gli altri parametri siano da fascia gialla. Restando sulle riaperture, Fedriga ha chiesto la condivisione dei dati «sull’aumento del rischio che comportano le singole attività. Se sappiamo, ad esempio, che aprire i ristoranti comporta un certo rischio, possiamo scegliere consapevolmente come procedere. Dobbiamo prendere decisioni partendo dai dati, non dall’emotività». Fedriga, in chiusura, ha portato l’esempio del blocco dell’attività dei parrucchieri, segnalando che le persone vanno comunque a tagliarseli i capelli, a casa del parrucchiere e non nel salone. «Siamo consapevoli che le misure che adottiamo non sono rispettate – ha detto -. I divieti creano un’attività sommersa e incontrollata. A volte è meglio mettere delle regole piuttosto che divieti».
Zaia: «Agevolare l’uso dei test rapidi per i cittadini»
Anche Zaia, governatore del Veneto, ha evidenziato che «sulle aperture è fondamentale dare un segnale. Viviamo una situazione complicata, è vero, ma se stabiliamo una modalità precisa oggi, potremmo utilizzarla anche in futuro se ci saranno altre ondate pandemiche. I cittadini si aspettano un segnale. Sicuramente lo è la scuola, ma possiamo darne altri su più fronti, magari sfruttando la diagnostica. Penso ai test rapidi: si potrebbe facilitarne la diffusione e l’uso, per esempio, per quegli individui che devono partecipare a una cena o una riunione di lavoro: prima di andarci, il cittadino si testa da solo».
Speranza: «Con 3.721 terapie non possiamo fare un passo troppo lungo»
Ai governatori ha replicato il ministro della Salute Roberto Speranza, anch’egli presente alla Conferenza Stato-Regioni: «Ora va usata prudenza, sono i numeri dei decessi, del contagio e delle terapie intensive a imporci attenzione. Con 3.721 posti letto in terapia intensiva occupati non possiamo fare un passo troppo lungo. Le prossime settimane saranno decisive per le vaccinazioni e potremo così programmare l’estate e la graduale uscita dalle restrizioni sulla base delle evidenze scientifiche e dei dati del monitoraggio che sono e restano la nostra bussola».
La stoccata di Bonaccini sul Recovery Plan
«Una lamentela, presidente, gliela devo portare», ha detto Bonaccini quando Draghi era ancora presente alla riunione. «Alle Regioni non è stato ancora concesso di sapere fino in fondo quale sarà la struttura del Recovery Plan, quali saranno i compiti assegnati alle stesse Regioni. Vogliamo conoscere il nostro ruolo, visto che l’8 aprile – data in cui le Regioni incontreranno di nuovo il governo per parlare del Pnrr – si avvicina. Non esiste nessun governo, neanche il migliore del mondo, che è in grado da solo di mettere a terra oltre 200 miliardi di risorse. Le Regioni sono indispensabili ma, ad oggi, non sappiamo nulla né del ruolo che ci sarà assegnato né sull’esito delle proposte che vi abbiamo inviato. I tempi sono molto stretti e, presidente, le Regioni hanno tutto l’interesse a lavorare insieme a voi».
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