«Ho pianto di gioia, ora posso tornare a insegnare». Marta Di Palma, la paziente oncologica rimasta senza vaccino, ha ricevuto la prima dose
«Quando mi hanno iniettato la prima dose del vaccino Pfizer mi sono messa a piangere. Ero felice, avrei voluto abbracciare la dottoressa ma non potevo. La sera prima non ho dormito ma non per ansia, per emozione. Finalmente mi sento più libera, più tranquilla». A parlare a Open è Marta Di Palma, la paziente oncologica (e maestra in una scuola materna) che era rimasta senza vaccino anti Covid. Sarebbe dovuta ritornare in classe senza alcuna protezione. L’unica della scuola: tutti gli altri colleghi avevano ricevuto la prima dose di AstraZeneca.
Proprio dalle pagine di Open, Marta Di Palma aveva lanciato il suo appello, il suo grido di dolore ed è stata subito ascoltata. «Siamo passati dal silenzio a una situazione in cui si è smosso il mondo. Questa non è una battaglia personale, è una lotta per tutti i pazienti con diagnosi di tumore. Ora, infatti, siamo in tanti ad essere stati vaccinati ma solo per il fatto che ci spetta, non per un privilegio. Siamo pazienti fragili, come continuavamo dire. Peccato che, fino a poco tempo fa, non ci calcolavano proprio», ci spiega.
«Avevo paura ad andare in ospedale»
Nell’ultimo periodo – ci confida – Marta ha avuto paura di andare in ospedale a fare controlli: «Lì trascorro le mie giornate, faccio colazione, pranzo, vado in bagno. Ogni volta è un’esasperazione. Solo in questo mese, per controlli, sono andata nelle strutture ospedaliere per ben 10 volte. Non ero di certo serena, ora tutto cambia». A battersi, al suo fianco, anche il suo medico di famiglia che ha fatto di tutto per arrivare a questo risultato. «Ho in sospeso un viaggio in America per andare a trovare mia sorella. Nei prossimi mesi posso andare? Non mi facessero storie…», ironizza.
«Tornerò a scuola con più entusiasmo e serenità»
Marta Di Palma, adesso, vorrebbe riprendere in mano la sua vita. Chiaramente con tutti gli accorgimenti e i limiti del caso. Si allena tutte le mattine, un po’ di cardio a digiuno, un po’ di corsa, una dieta equilibrata e tanto studio. «Sto prendendo una specializzazione in Sostegno all’università di Cassino», ci dice. Intanto dal 7 aprile dovrebbe riprendere l’attività scolastica in presenza: «Tornerò a rivedere i miei bambini, tutti di 3 anni. Lo farò con serenità ed entusiasmo. Certo, al momento eviterò il contatto stretto con i piccoli, in attesa della seconda dose prevista per il 20 aprile».
La situazione dei pazienti oncologici in Italia
Ma non è tutto oro quello che luccica. La situazione dei pazienti oncologici in Italia ancora in attesa del vaccino resta preoccupante, come ha spiegato a Open Elisabetta Iannelli, segretaria generale della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia. A confermarlo, suo malgrado, è la stessa Marta Di Palma: «Ho incontrato e ricevuto segnalazioni di donne che a queste liste non riescono proprio ad accedere. Hanno la mia stessa patologia, prendono i miei stessi medicinali, hanno fatto chemio o radio fino a un anno fa, ma i loro medici non vogliono vaccinarle. C’è una sorta di “auto-gestione”. Ho persino un’amica, immunodepressa, paziente oncologica con 35 radioterapie sul polmone, che è ancora in attesa. Ma perchè?».
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